D’erba appena calpestata

Al momento di salire in macchina mi ha detto “però guarda sto direttore della fotografia che luci che fa..”. Le nuvole si erano appena riaperte e la luce calda del tramonto inondava tutta la valle e mi son ritrovata a pensare che qui non si smarmella mica!

***

Ogni partenza è un ripasso, come rileggere un caro libro, io ripasso questa strada: sono terminati i lavori e il tratto tutto curve di stradina stretta in mezzo ai campi tra Villanterio e Santa Cristina e Bissone non c’è più.
Il pezzo che mi faceva sempre sghignazzare pensando a quel fanciullo appena conosciuto, vittima della sindrome di Ryoga, che minacciavo di abbandonare in mezzo al granturco dopo averlo fatto girare su se stesso, rimane solo nella mia memoria, sostituito da una strada larga a due corsie comode. Dove c’era il granturco quest’anno c’è il riso (sospetto non sia solo normale rotazione, è la prima volta che vedo risaie su questa strada).

Ho bisogno di un sano niente e con me ci sono quattro cd di musica italiana degli ultimi – uhm – cinquant’anni. Volume alto, canto a squarciagola. Ogni tanto sono così immersa nei pensieri che non ricordo neanche quale la canzone appena terminata. Il tempo c’è e quindi Rimmel passa due volte e anche Patrizia.. so solo che quando arrivo alla meta la sua maglietta fina è già volata via e lei sta soffrendo (e io impunemente la tronco a metà).
È proprio primavera inoltrata: il verde verdissimo, il fieno imbiancato di fiori, le acacie con più fiori che foglie, il grano con gli steli blu.

Quel che resta della mattina passa ozioso di chiacchiere e anche un pezzo del pomeriggio. Poi partiamo per una delle nostre spedizioni, a trovare l’ippovia. Io con Giove, il mio socio con Olly.
Un breve tratto tranquillo di viottoli, attraversamento del Tidoncello e di aie varie, poi la troviamo e ci troviamo a salire e salire e salire. Ad un certo punto proviamo a fare una variante di valico (e io rido come una pazza mentre lo dico, perché siamo veramente in alto e dominiamo tutta la valle) attraversando un pratone di costa, ma oltre c’è il seminato e non ci azzardiamo a rovinare un raccolto. Torniamo indietro e saliamo ancora un po’, prima di inventarci strade per scendere (non c’è gusto a far la stessa strada due volte).

Prima c’è il sole, poi le nuvole, ancora il sole. C’è vento, l’aria è bella, ronza dei trattori che tagliano il primo fieno. Giove è un patatone e Olly fa la scema, ogni tanto fa dei salti da gatto o si spaventa per delle sciocchezze ed è così prevedibile che io continuo a ridere.
L’atmosfera è così bella che diciamo cose tremende “ma che posto orrendo, senti l’aria come puzza, mamma che traffico..” come degli scemi. In effetti non incontriamo più di tre o quattro macchine, qualche trattore rallenta o si ferma al nostro passaggio per non spaventare Olly, una lepre ci attraversa la strada correndo come una matta.

Le gambe non sono più quelle di una volta e le due ore si sentono, ma una volta rientrati.. non voglio più scendere!

(..grazie sociuz, dimentico sempre quanto sia bello e vitale e necessario!)

E si ammonticchiano le storie sulla via

Una fanciulla in acqua, al mare, urla in direzione del padre, sulla spiaggia

F Saaaaaaaaaaaaaaaanchooooooooooooo!

un fanciullo si aggira a pelo d’acqua

B perché lo chiami Sancho?
F perché ha la pancia
B anche tu hai la pancia..

(..che detto ad una qualcosaenne – dieci, undici, dodici.. o giù di lì – voleva dire finire per sempre – un per sempre relativamente breve – sulla lista nera..)

Le memorie nel petto riaccendi

Negli ultimi tempi, arrivando a Milano in treno, trovo ad accogliermi i monitor rumorosi di pubblicità. Una di queste è la pubblicità elettorale della Lega, che fa risuonare un “Arpa d’or..” in sordina per tutto il sottopasso e io mi ritrovo a canticchiare “dei fatidici va-a-a-a-ti, perché muta dall’albero pe-e-ndi” fino all’ufficio.

Stamattina, tra un stecca sottovoce e l’altra, stavo pensando che il Va’, pensiero a me l’hanno insegnato alle elementari.. chissà se lo insegneranno ai miei figli o verrà scartato perché troppo “politicizzato”.

(..ci fave-lla del tempo-o che fu..)

Come in una stupida commedia americana

La doccia (e la vasca da bagno, ad averne una!) sono il mio posto preferito per rilassarmi e pensare. La mattina sotto l’acqua pianifico quel che si riesce a pianificare della mia giornata, metto in ordine i pensieri notturni e affino alcune soluzioni; nei giorni non lavorativi lascio la mente libera di vagare.

Domenica mattina sono uscita dalla doccia ridacchiando e sono corsa a raccontare al sig. N cosa mi ero appena ricordata.

Estate 19qualcosa, io avevo tra i 14 e i 16 anni. Ferragosto, presumibilmente.
I miei avevano comprato quell’anno una Vitara, rossa, e al mare era divertente andare in giro con la macchina tutta aperta e andare fino in spiaggia, usando le 4 ruote motrici. Era un po’ meno divertente quando pioveva (ma questo magari me lo racconto un’altra volta).
Ferragosto nel 19qualcosa ricordava comunque ancora tanto Questo piccolo grande amore nonostante fossero passati quasi vent’anni

..un fuoco quattro risate..

Per i nostri fuochi si andava al mercato a chiedere le cassette, alcuni si passavano tutta la spiaggia alla ricerca dei legni buttati a riva dal mare, ecc. ecc. Poi la sera si scendeva insieme a mare, quando ancora c’era luce, e si accendeva il falò.

Nel bel mezzo del mio (ennesimo) falò ferragostano, mentre un po’ di gente è in acqua, un po’ è avvinghiata negli angoli bui e un po’ semplicemente chiacchiera davanti al fuoco, chi arriva puntando i fari (forse gli abbaglianti!) sulla congrega?
Mio padre, insieme a mia sorella (all’epoca troppo nana per partecipare al falò) e uno dei miei cugini.. tutti divertiti alla gita notturna, in spiaggia!!!

(..dopo quasi vent’anni mi fa ridere, come mi fanno ridere le stupide commedie americane, ma all’epoca.. ero indecisa tra voler sprofondare e volerli incenerire!!)

E tutte insieme sono la memoria mia

Ieri sera sono scesa dal treno che era già buio e mi ha subito colpito un vago profumo nell’aria e io ho pensato “Roma!”.
Non era profumo di romanitudine, ma i tigli che si preparano a fiorire. Quando stavo per trasferirmi a Roma e non facevo grandi progetti per il futuro oltre a quello (non era un “vado un anno e torno!”), c’erano i tigli in fiore e nelle ultime sere tornando a casa dal lavoro pensavo “ecco a Roma non ci saranno i tigli e questo profumo mi mancherà!” (e in effetti di tigli non ne ho mai visti).

Mentre ero fuori a comprare qualcosa per pranzo sono passata davanti a uno di quei centri dove ti massaggiano, abbronzano, ecc. e sono stata investita da un profumo di olio al cocco che mi ha portato in un attimo in spiaggia (no, non Fregene, che col vento gli odori delle creme si notavano poco.. più una spiaggia calabra della mia infanzia o Cirella con Tiff che diventa un tutt’uno col lettino).

(..e poi mi ricordo bene i gusti e le sensazioni tattili..)

Com’è triste un Natale senza regali

Alcuni dei libri che ho più amato quando ero nanerottola, sono gli stessi che ha amato mia madre (forse perché lei sapeva raccontarli e trasmettere la sua passione?).. ogni tanto mi chiedo se sono gli stessi che ameranno i miei figli.

E comunque non tutto torna: mia madre sostiene che lei era Jo, ma data la passione per pizzi e trine io al massimo avrei detto Amy; ovviamente Jo ero io, maschiaccio, sempre a scrivere, anche se non amavo così tanto le mele (per un po’ ci ho provato) e non mi disgustava l’idea che John Brooke tenesse di nascosto un guanto di Meg trovato in giro.

(..il titolo è l’incipit di Piccole donne nell’edizione con la copertina viola vellutata che era di mia madre..)

L’esperienza non paga

Mio cuggino, mio cuggino, anni fa ha avuto una simpatica esperienza durante un colloquio, che si rammenta ancora adesso.

Dopo aver lavorato per circa tre anni in una delle principali telco italiane, ha mollato baracca e burattini ed è andato a fare un corso di specializzazione. Per chiudere il corso gli è toccato uno stage in un Posto e al termine dello stage è rimasto a lavorare per un po’ ancora in Posto.

Quando ha fatto il colloquio per Posto, l’intervistatore ad un certo punto gli ha parlato di quattrini, concludendo la frase con “questo è quello che offriamo ai neolaureati”.
Mio cuggino, sbirciando il suo curriculum che l’intervistatore aveva tra le mani, gli ha fatto notare che lui non era esattamente un neolaureato, avendo già lavorato per qualche anno altrove.. sebbene – sulla carta – i due lavori fossero diversi, qualche esperienza in più rispetto ad un neolaureato ce l’aveva.

L’intervistatore ha ribattuto così: “Eh certo che se uno ha lavorato per anni in pizzeria, mica conta!”.

(..mio cuggino sono io, la telco/pizzeria è Vodafone e i miei colloqui pare abbiano sempre un tema sull’esperienza..)

Trash come solo io (reprise)

Che poi pensavo:

  1. alcune mi piacciono perché ci ritrovo cose che conosco. Tipo Brothers & Sisters mi ricorda un sacco la mia famiglia.. dove non siamo in 5, dove mio padre non è morto, dove io non ho sposato Rob Lowe (mannaggia..), però tante parti del tran tran sono proprio le stesse (miliardi di telefonate, pettegolezzo selvaggio, pezzi che se ne vanno per staccarsi dalla famiglia..)
  2. se mia sorella, dall’Inghilterra, finisce su RaiClick (o come si chiama adesso) a guardarsi tutta la saga di Capri, forse vuol dire che c’è qualche gene bacato in famiglia (di quelli che saltano una generazione, però)!