Trash come solo io

Il sig. N ordina i film per genere cinematografico: tutto quello che per lui è intollerabile e che è disposto a guardare solo sotto tortura, finisce etichettato come “Frieda” (come dire che non son degni nemmeno di un genere, certi film!).
Più o meno lo stesso si applica alle serie: a me è piaciuto molto “I delitti del cuoco”, mentre il sig. N non solo non ne ha guardato nemmeno una puntata, ma ha sbuffato pure di sottofondo per tutta la durata (e tutto sommato pare che tutta internet sia d’accordo con lui!).

(..quale sarà il prossimo flop che mi piacerà?)

Là dove c’era l’erba ora c’è..

..un bel tubo.
Nel senso che ieri avevamo quasi una casa e oggi non ce l’abbiamo più.

La trattativa più impegnativa della storia, che si è protratta per due mesi e che ci ha visti di fronte ad un blocco di granito, si è conclusa ieri sera con un nulla di fatto dovuto al pessimo carattere del venditore e all’impossibilità di tornare indietro (non compro casa da uno che mi manda a stendere).

Da sabato si ricomincia.

(..cercare casa è un lavoro..)

Ah, la vita! Ah, l’Italia!

Parlare tutti i giorni o quasi con degli stranieri e spiegare come funzionano certe cose in Italia, beh, è complesso.
Ieri una fanciulla mi ha risposto “There’s always something happening in Italy!” e non parlavamo di politica, no, no, parlavamo solo di quell’immenso nonsense che è la normativa dei Beni Culturali.

(.. ah, la vita! Ah, l’Italia! ..)

Ciliegie e disgrazie

Giannino Stoppani diceva che le disgrazie son come le ciliegie, quelle buone, arrivano a due a due.

Stamattina alle 7 (quanto odio il suono del telefono la mattina presto, porta solo cattive notizie!) ha chiamato mia suocera per dirci che stanotte la nonna del sig. N è caduta andando in bagno, si è rotta il femore e l’hanno dovuta nuovamente ricoverare.

Povera nonna, l’avevamo dimessa giusto ieri mattina..

Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione

Ho visto geni della finanza creativa rubare a destra e a manca, società solide implodere nel giro di un anno, piccole società schiantarsi dilaniate dalle liti tra i soci, per la prima volta mi sono trovata a riflettere sul concetto di lealtà e ad arrabbiarmi anche quando non era giusto.

Stamattina a colazione ho detto a un’amica che trovare dei cretini in posizioni strategiche è sempre più comune e lei annuiva, pensando al suo lavoro.

Questa volta io sono solo uno spettatore, che ha guardato tutto il percorso della nave e forse ancora si schianterà o forse il rimorchiatore l’ha agganciata in tempo (“Settimana prossima è quella decisiva”, ma quante settimane prossime ci sono in una vita?). Ma i passeggeri, meno ignari di un tempo, non sono tutti salvi.. alcuni verranno gettati a mare e ancora non lo sanno, altri si stanno spostando sul rimorchiatore, altri non si sa.
Gli ufficiali che hanno tenuto duro fino all’ultimo non sono degni nemmeno di sapere se devono (o verrano!) immolati con la nave, migrare sul rimorchiatore o continuare a badare alla nave finché non sarà rientrata in un porto sicuro (dove verrà riparata o magari semplicemente dismessa).

È difficile stare a guardare un ufficiale. Più difficile che esserci già passata.

(..e siamo solo a marzo..)

Cinquanta a chi?

C’era una volta una tizia che conosco, che in un periodo di notti insonni passava un sacco di tempo in IRC a chiacchierare con i malvagi wikipediosi.
Dopo un po’ di tempo che chiacchierava (anche) con uno di questi, un certo BA, pensò bene di chiedergli privatamente quanti anni avesse. La conversazione dev’essere andata più o meno così:

F quanti anni hai?
BA uhm, umpf, ecco, 34
F ah.
BA perché?
F no, sai te ne davo una cinquantina..
BA [censura]

È che BA era talmente serio e per certi versi “posato” che la percezione al di là del monitor lo faceva sembrare molto più anziano del dovuto.

Veniamo ai giorni nostri. Sabato pomeriggio. Conferenza: “I robot sanno la matematica?”.
Una cara amica mi presenta il relatore, che è un ex socio di Wikimedia Italia.

M ma sei giovanissima!
/me pensa che come al solito le stanno dando qualche anno di meno
F non proprio, ho 34 anni
M sì, beh, da quel che leggevo nelle mail ti immaginavo come una cinquantenne legnosa!
F ..

Ok, lo ammetto, sto ancora ridendo! Ovviamente sabato sera ho telefonato a BA per mostrargli come esista, neanche troppo in fondo, una giustizia divina a questo mondo ;-)

(..eccomunque ci rimugino su per altri due motivi: 1. sono secoli che non mi immagino più com’è fatta una persona. Di solito apro Google o LinkedIn e indago! un po’ mi manca però l’immaginazione.. 2. non è proprio il massimo di immagine da dare.. ci sarà da lavorarci su!)

Verrà la morte

e avrà i tuoi occhi. Questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo.
Lo scriveva uno che di morte se ne intendeva e questi pochi versi me li porto dietro e dentro da tempo immorabile. Ricordo vagamente che sono incisi in uno dei miei diari, forse delle medie, accanto ad una foto di due occhi, accuratamente tagliata da un giornale. Io non capivo esattamente di cosa parlasse questa poesia ma mi colpiva la sua forza, il suo candore.

Non ho parlato molto di morte da queste parti: le grandi gioie, così come i grandi dolori, mi lasciano senza parole o almeno senza parole di quelle che voglio rimangano scritte.

Cacao Meravigliao

Sul lavoro, si sa, ci sono progetti e progetti.
Progetti che nascono bene, con clienti sensati, progetti che vanno bene anche se i clienti sono insensati, progetti nati disgraziati e progetti aleatori, giusto per citare i primi che mi vengono in mente.

Ci sono progetti che hanno una colonna sonora, sottotitoli e script degni di un Oscar, pur non avendo nulla a che vedere con il cinema.

Il prossimo (triplice) progetto che forse mi tocca e forse no, l’ho da poco ribattezzato Cacao Meravigliao. Avrò poca fantasia ma gli sta proprio a pennello!

Ode alla Forcella

La Forcella, per definizione, è una sola: quella del Pordoi.

Quando ero piccolina e facevo il Sellaronda coi miei, rompevo sempre le scatole al babbo perché io volevo fare la Forcella del Pordoi, soprattutto dopo quella malaugurata volta in cui mi portarono al rifugio in cima al Pordoi e io in funivia col naso incollato ai vetri a guardare quei pochi coraggiosi che la facevano.

Poi un anno sono andata in vacanza con degli amici e con uno di loro e col maestro matto che ci dava retta abbiamo organizzato la spedizione. Una data così importante da registrarla nelle FAQ!

Poi l’anno scorso sono tornata e la prima cosa che mi ha detto il maestro quando ci siamo incrociati sulle piste è stata “Quando andiamo a fare la forcella?”. Ecco, un richiamo a cui non so resistere.
Ho portato il sig. N in pellegrinaggio in cima al Pordoi a bere una cioccolata, ma lui non ha sentito la magia, ha detto solo per tutto il tempo che ero matta e che quella cosa lì non si poteva fare.

E invece si fa. Si percorre il panettone gelato e pieno di impronte, schivando i sassi, poi ci si tuffa nella valletta stretta fino al bivio con la Val Lasties, si tiene la destra e ci si prepara a sentirsi mancare il fiato, quando ti affacci sul muro e accanto hai solo pareti di granito immense e fa un caldo quasi innaturale, che di lì non ci passa nemmeno il vento. E poi è solo magia.