Oggi abbiamo in programma la visita del birrificio Pietra (uno dei due produttori locali di birra), il pomeriggio si vedrà.
Trovare il birrificio è abbastanza arduo: la via fornita come indirizzo porta solo nei pressi e i cartelli che lo indicano sono microscopici.
Arriviamo che è appena finita la visita precedente e ci fanno partire al contrario: prima degustiamo, poi visitiamo.
La Pietra (ambrata con farina di castagne) la conosciamo e ci piace, la Serena (bionda) il sig. N l’ha già bevuta e non la stima molto, la Colombra (bianca con erbe della macchia in infusione) ci piace perché non sembra troppo una weiss.
Iniziamo il giro: prima la spiega in francese, poi in italiano. Io devo sempre essere richiamata all’ordine perché vado in giro a fare le foto.
Per un birrificio che esporta anche all’estero ci aspettavamo qualcosa in più: in realtà producono solo 1100 litri alla settimana e lo stabilimento è piccolino.
La gita è stata comunque interessante e uscendo compriamo un po’ di gadget e birra da portare a casa.
Ora tocca allo shopping. Sono senza calzoncini corti e pur di non fare il bucato (e un po’ anche perché effettivamente mi mancano) andiamo a comprarli.
Arrivando ho visto che c’è un Kiabi nei dintorni e puntiamo lì. Terminato lo shopping valutiamo il problema pranzo e il sig. N propone di anticipare la visita ad Aleria, la romana Alalia.
La strada corre tra i vigneti della costa verde, il panorama assomiglia un po’ a un’Umbria pianeggiante con accanto il mare.
La prima meta è lo stagno di Diana, dove la guida suggerisce un ristorante galleggiante.
Il consiglio è azzeccatissimo, mangiamo ostriche e cozze a pochi metri da dove vengono prodotte e sono buonissime. Il ristorante è panoramicissimo e di fianco a noi, in acqua, nuotano i pesci richiamati dal pane che i nostri vicini gli lanciano.
Ad Aleria visitiamo il museo, coi reperti romani, fenici ed etruschi.
Quando ci incamminiamo per il sito archeologico inizia a diluviare e rinunciamo.
La guida suggerisce di visitare la cantina Mavela e noi non possiamo esimerci. A Mavela producono whiskey, ma non c’è nulla da visitare se non il negozio/esposizione.
È un po’ caro ma ha il pregio di raccogliere il meglio della tradizione enogastronomica corsa.
Compriamo un paio di cose, poi usciamo in cerca della cantina di cui abbiamo assaggiato il Muscat a pranzo, Casabianca.
È sulla strada per il ritorno e la signora che ci accoglie è brillante: il sig. N si informa se lei parla italiano e lei (in francese) ci risponde che non importa cosa parla, in qualche modo ci intenderemo.
Assaggiamo il vino (medaglia d’argento) e ne compriamo 6 bottiglie.
Il ritorno annega lentamente in un po’ di traffico, di spesa per la cena, di cena e partite a carte.