Questo inverno malefico che va, viene, torna, c’è di notte ma non di giorno, ha distrutto il mio balcone.
L’avocado che avevo amorevolmente fatto crescere dal seme sul mio terrazzo romano e il cuscino della suocera che mi ha tenuto compagnia nel primo Natale romano, nella mia prima microscopica casa, non ci sono più.
Ci lascia anche il geranio, gentil dono del sig. N durante una gita al Re Merlino a Porta di Roma per indurmi a smetterla di raccogliere tutti i rametti spezzati di geranio che trovavo girando per il settore piante.
Restano al momento la rosellina del Brico, nonostante tutti gli anni la dia per morta e mi costringa ad eterne lotte con gli afidi; Mimì&Cocò e le numerose agavi (da trapiantare). Tra i nuovi arrivi 6 diverse primule, una più colorata dell’altra, e un ciclamino (che però mi muore sempre e poi è un problema perché le gatte se lo mangiano amorevolmente).
Al posto dei cari estinti pianterò pomodori (che sembra un omaggio a Una cena quasi perfetta, ma giuro che non lo è!)