Quando l’ho twittato l’altro giorno ho ricevuto due commenti carini: HoldMe mi ha detto “spogliati” mentre Donato mi ha fatto osservare che con una virgola e un accento spostato (“basta, véstiti!”) avrei potuto uccidere il market value del sig. N (o di un sedicente amante?); in realtà ce l’avevo coi vestiti da sposa, la mia stressantissima attività dell’ultima settimana.
Non avendo mai pianificato il mio matrimonio, francamente non avevo alcuna idea in merito al vestito da sposa.. per di più non è per nulla facile immaginarsi quei costumi da meringa sul mio fisichino, aggiungiamoci che la taglia di prova che tengono i negozi è la 42, et voilat, il gioco è fatto!
Ho iniziato da Couture Hayez, dove mi sono innamorata di un’idea di verde, ma non sono riuscita a vedermi addosso il vestito che mi proponevano (nel senso che l’ho provato vinaccia e l’avrei fatto di un colore pallidino, che però osservando i 2cm quadrati di stoffa sul catalogo non si capiva quanto in effetti sarebbe stato chiaro o scuro una volta finito) e ho iniziato a sentirmi cose del tipo “lei deve lavorare di immaginazione” (e certo.. io non compro vestiti su internet perché se non me li vedo addosso sono capace di comprare cose oscene) e “lei deve fidarsi della nostra esperienza” (sì, certo, tanto tutti quei soldi li spendo io – ok, mammà – e se una volta finito non mi piace sono fatti miei). Però il vestito era carino e mi ha fatto sdoganare il taglio impero (quella specie di vita altissima che finisce esattamente sotto il seno).
Poi sono andata da Pronovias, che piaceva tanto a mammà (forse perché è in centro?), siamo passate sabato alle 13.30 e ci hanno liquidate con “deve prendere appuntamento” con la chiara aria di quelle che stanno pensando “ma sei pazza? presentarti così?”.
Ok, prendiamo l’appuntamento. “Apriamo alle 10..” “Uhm” “..e prendiamo un appuntamento ogni ora, ora e mezza” “È possibile in pausa pranzo? fate orario continuato?” ” Sì, va bene alle 14?” (scusi ma lei a che ora mangia? va bene che la catena è spagnola, ma siamo a Milano) “prima?” “alle 12?” (uff, ma voi una sposa che lavora l’avete mai vista o sono la prima?) “alle 13 non è possibile?” (sguardo disgustato) “aspetti che chiedo”. Alla fine ottengo il mio app alle 13.
Lunedì alle 13 mi presento. “Si accomodi, guardi pure i cataloghi, che Tizia arriva subito”. Io in 15 minuti guardo il catalogo almeno 3 volte e poi mi tocca riguardarlo insieme a Tizia, che si appunta i modelli che ho visto. Ora, se mi rompi le scatole quando mi fissi l’app, mi aspetto che tu sia strapuntuale quando arrivo, almeno per farmi sentire in colpa; inoltre, abitualmente entro in un negozio e dico “vorrei questo”, in questo caso dico “vorrei un vestito taglio impero, con la gonna morbida”. Non è difficile e se lavori lì il catalogo lo conosci meglio di me.. ora, perché devo sorbirmi sta cosa del catalogo? La gonna morbida mica si capisce bene.. se la foto è troppo frontale capita di non riconoscere una gonna “rigida” o una a sirena, non facciamo prima se evitiamo? Pare di no.. (succede così da tutte le parti).
E poi l’interrogatorio: quando ti sposi? ok, questo è chiaro, devi dirmi se fai in tempo a farmi il vestito. A che ora? Uhm, vabbè, mane o sera cambia un pelo il clima. Dove? va beh, in comune è un po’ sobrio che in chiesa, dai, te lo concedo. In quale comune? e questo che ti frega? Dove fai il ricevimento? Idem come sopra.
Ma veniamo ai meravigliosi modelli: sintetici, ma di un sintetico brutto, mai a meno di 1000€ (se è brutto auspico che almeno costi poco), modelli non troppo curati.. mi è rimasto impresso uno di tulle, plasticosissimo, e uno di pizzo: praticamente una rete a quadretti di circa un cm, con delle righine dentro il quadretto. Un pizzo che non userei neanche per le tendine del mio bagno, ruvido, un po’ spelacchiato.
Siamo scappate in fretta e ci siamo dirette in porta Romana verso un posto indicato da un’amica, che però era chiuso (lunedì a pranzo, in effetti).
La sera siamo stati al Centro Sposi Paradiso, che sul sito magnifica come non sia necessario l’appuntamento. Arriviamo alle 18.15, la signorina che ci “accoglie” ci fa accomodare a sfogliare cataloghi (all) e ci dice di attendere la collega. Bon, nel giro di 10 minuti inizia un discreto via vai di signorine e di clienti, nessuno dei quali ha tempo per noi.
Mammà va in giro a toccare tutti i vestiti (incurante dei cartelli “Non toccare” e fa bene.. magari la sgridano e poi ci servono, penso io), poi inizia a lamentarsi un po’ quando si avvicinano delle signorine.. finalmente una ci dice “Ha ragione signora, Caia arriva subito”. Sono le 18.35..
Alle 18.47 mi avvicino al bancone e chiedo alle due donzelle accuratamente intente a farsi i cazzi propri se, visto che il negozio chiude alle 19, ha senso che noi continuiamo ad attendere una Caia che non arriverà mai. Hanno il bongusto di arrossire e una si precipita a prendere l’elenco che ho stilato di modelli da vedere (eh sì, la noia aguzza l’ingegno) e me li fa provare. So & so i vestiti e i materiali, ma prezzi più abbordabili della media.. peccato non aver potuto riprovare quello che mi convinceva un po’ di più perché hanno cercato di chiuderci dentro al negozio (alla faccia del cliente che ha sempre ragione).
(..to be continued..)