Vicino a Roma a Little Bighorn

Siamo usciti in una sera di pioggia e non ci siamo più lasciati (..to be continued..!)

La prima cosa che mi viene in mente è che non ho mai visto così tante fanciulle scalze ad un matrimonio.. (del resto la sposa dava il pessimo esempio!)

Mia suocera ricorda ancora con molta sorpresa che la mattina (ci siamo sposati di pomeriggio) io fossi talmente tranquilla e sul pezzo da aver fatto una lavatrice (che lei e l’allora futuro marito hanno steso).

(..primo anniversario e noi dispersi per l’Italia. Manco a dirlo, questo è un post programmato!!)

10 cose che odio del mio matrimonio

1. i fiorai. Dire a una che conosce tre fiori in croce che a giugno ci sono tutti i fiori che vuole è come ficcarla in un pentolone di pece bollente
2. le partecipazioni. Non si finisce mai di inviarle!
3. la tizia delle bomboniere. Ne abbiamo ordinate x, ce ne ha consegnate x/2 in un mese e insiste che ha consegnato tutto.
4. tutte le cose belle che ci sono a giugno di quest’anno e a cui sto dicendo “no, grazie” perché mi sposo. Da 5 anni giugno è un mese vuoto per me (a parte Festambiente).. quest’anno fioccano inviti da tutte le parti
5. mammà che collabora su quel che vuole e non su quel che mi serve

(..to be continued..)

Wed site

Il wed site c’è, i plugin arrivano, i contenuti sono in cerca d’autore.
Alla fine nel tiramolla del wed site sì, wed site no ha vinto il sì per ragioni moolto pratiche: non facciamo la lista nozze (a casa nostra non c’è più spazio, la cantina è piena fino al soffitto e il box non è messo bene), non amiamo le agenzie viaggi e stiamo costruendo il nostro viaggio pezzo a pezzo.. la lista viaggio sarà online, autoprodotta e auto-hostata (niente friedaefederico.it, per intenderci).
Siamo in ritardo drammatico sulle partecipazioni perché sembra che il mondo cartaceo si accanisca contro di noi: prima abbiamo chiesto ad un amico di “progettarle”, poi siamo passati ad una soluzione “fai-da-te”, poi abbiamo avuto problemi a reperire un materiale (provate voi ad acquistare una cosa che non sapete come si chiama e la cui descrizione è per forza di cose generica), poi la tecnologia ci ha abbandonato, poi.. poi stasera ci diamo a nuovi esperimenti, sempre che lo shopping dopo l’ufficio porti a prodotti interessanti.

Per il resto tutto bene, grazie. Non abbiamo ancora divorziato!

Morale della favola

“Ti ho fissato un app qui in corso Vercelli per l’una, puoi?”
Dritta alla meta mammà, non si ferma nemmeno a dirti “ciao” quando ti telefona e prima ti fissa gli app poi ti chiede se puoi. Beh, posso quindi vado.
Il negozio, Moro, è in un cortile interno che non ho mai notato prima, proprio di fronte a Coin; in vetrina un vestito da sposa e tanti vestiti di altro genere (bene, penso, non troverò le solite pazze).
Dentro ci accomodiamo in un saletta a parte, raccontiamo più o meno cosa cerco, mi spoglio e inizio a provare. Niente profonde indagini, niente noiosi cataloghi da sfogliare, solo una normalissima rapida indagine come sempre accade quando vai a comprarti qualcosa.
La prima sorpresa è la taglia: benché i vestiti non siano della mia, li posso infilare e mentre la signora me li appunta addosso con qualche spillo, riesco finalmente a vedermi e posso smettere di lavorare di immaginazione e di dovermi fidare della sedicente stilista di turno.
Trovato il modello che più mi aggrada, iniziamo a ipotizzare alcune modifiche: magicamente iniziano ad apparire sopragonne, stole, corpetti ricamati e pezzi di tessuto colorato, che con un abile uso di spili mi vengono fatti indossare.. il vestito si sta lentamente costruendo addosso a me, seguendo idee, desideri e prove.
La signora è molto disponibile, mammà di buon umore e io finalmente mi sento a posto: tra uno spillo e l’altro faccio la buffona per sdrammatizzare.
Il posto mi ha convinto, è un po’ più caro di quelli che abbiamo visto finora, ma i tessuti sono di ottima qualità e la prova mi ha convinta. Nel pomeriggio ho un’altro appuntamento e poi deciderò.

A fine giornata siamo da Aimee Spose e dopo la boccata d’aria di oggi a pranzo è un ritorno al passato: domande su domande e lunghi cataloghi.
Vado in camerino e inizio a provare. Mi entra giusto il classico piede e anche appuntandomeli addosso non è che ci capisca molto: corpetti drappeggiati, gonne ondeggianti.. io sono fantasiosa certo, ma fino ad un certo punto.
Ad ogni abito la stessa domanda “Le piace questo?” col tono di chi sta cercando la risposta immediata all’abito giusto.. non lo so, io ne provo un po’ e alla fine posso dire qualcosa, al momento posso dire di no solo a quelli che mi fanno profondamente schifo, mentre la gamma di sensazioni intermedie aspetta la fine per palesarsi.
Quello che apprezzo di più finisce sul manichino in modo che possa vedere come cadono tutte le gonne e sottogonne. Bello. È un bel vestito. Come mi starà? Quien sabe.
Poi viene interpellata la stilista per valutare un paio di modifiche e se la mia ipotetica scelta coincide con l’idea della signora dell’abito per me. Incredibilmente coincide. Mentre mi fa uno schizzo dell’abito, butta lì che se voglio lei adesso ha tempo di prendermi le misure.
Come “adesso”? È una settimana che sono stata buttata in questo mondo, non ho idea di cosa faccia per me, non posso provarmi un vestito e lei vuole che decida su due piedi? Mentre spiego che ho bisogno di pensarci qualche giorno, la commessa alza un sopracciglio e mentre mi vesto me lo richiede un paio di volte, mentre la stilista insiste che solo lei può creare il vestito per me, che mi stia bene e mi valorizzi.. che angoscia!
Non mi piace questo pressing: capisco che per i loro standard il mio matrimonio sia troppo “vicino” e che quindi il tempo per la realizzazione del vestito sia molto risicato, ma non decido comunque su due piedi e non mi piace questa sensazione di “o noi o nessun altro”.
Alla fine mi fissano un app per sabato per prendere le misure e mi lasciano due giorni per pensarci; trovo anche questa una forzatura, ma pace, voglio solo uscire e rifletterci.

Seguono due giorni di consultazioni con mammà, tanti cambi di idea, finché giovedì in pausa pranzo non sono tornata da Moro e ho ordinato il mio vestito. L’appuntamento di sabato da Aimee l’ho fatto disdire dal babbo, non avevo voglia di sentire ulteriori commenti.

Basta vestiti!

Quando l’ho twittato l’altro giorno ho ricevuto due commenti carini: HoldMe mi ha detto “spogliati” mentre Donato mi ha fatto osservare che con una virgola e un accento spostato (“basta, véstiti!”) avrei potuto uccidere il market value del sig. N (o di un sedicente amante?); in realtà ce l’avevo coi vestiti da sposa, la mia stressantissima attività dell’ultima settimana.
Non avendo mai pianificato il mio matrimonio, francamente non avevo alcuna idea in merito al vestito da sposa.. per di più non è per nulla facile immaginarsi quei costumi da meringa sul mio fisichino, aggiungiamoci che la taglia di prova che tengono i negozi è la 42, et voilat, il gioco è fatto!

Ho iniziato da Couture Hayez, dove mi sono innamorata di un’idea di verde, ma non sono riuscita a vedermi addosso il vestito che mi proponevano (nel senso che l’ho provato vinaccia e l’avrei fatto di un colore pallidino, che però osservando i 2cm quadrati di stoffa sul catalogo non si capiva quanto in effetti sarebbe stato chiaro o scuro una volta finito) e ho iniziato a sentirmi cose del tipo “lei deve lavorare di immaginazione” (e certo.. io non compro vestiti su internet perché se non me li vedo addosso sono capace di comprare cose oscene) e “lei deve fidarsi della nostra esperienza” (sì, certo, tanto tutti quei soldi li spendo io – ok, mammà – e se una volta finito non mi piace sono fatti miei). Però il vestito era carino e mi ha fatto sdoganare il taglio impero (quella specie di vita altissima che finisce esattamente sotto il seno).

Poi sono andata da Pronovias, che piaceva tanto a mammà (forse perché è in centro?), siamo passate sabato alle 13.30 e ci hanno liquidate con “deve prendere appuntamento” con la chiara aria di quelle che stanno pensando “ma sei pazza? presentarti così?”.
Ok, prendiamo l’appuntamento. “Apriamo alle 10..” “Uhm” “..e prendiamo un appuntamento ogni ora, ora e mezza” “È possibile in pausa pranzo? fate orario continuato?” ” Sì, va bene alle 14?” (scusi ma lei a che ora mangia? va bene che la catena è spagnola, ma siamo a Milano) “prima?” “alle 12?” (uff, ma voi una sposa che lavora l’avete mai vista o sono la prima?) “alle 13 non è possibile?” (sguardo disgustato) “aspetti che chiedo”. Alla fine ottengo il mio app alle 13.
Lunedì alle 13 mi presento. “Si accomodi, guardi pure i cataloghi, che Tizia arriva subito”. Io in 15 minuti guardo il catalogo almeno 3 volte e poi mi tocca riguardarlo insieme a Tizia, che si appunta i modelli che ho visto. Ora, se mi rompi le scatole quando mi fissi l’app, mi aspetto che tu sia strapuntuale quando arrivo, almeno per farmi sentire in colpa; inoltre, abitualmente entro in un negozio e dico “vorrei questo”, in questo caso dico “vorrei un vestito taglio impero, con la gonna morbida”. Non è difficile e se lavori lì il catalogo lo conosci meglio di me.. ora, perché devo sorbirmi sta cosa del catalogo? La gonna morbida mica si capisce bene.. se la foto è troppo frontale capita di non riconoscere una gonna “rigida” o una a sirena, non facciamo prima se evitiamo? Pare di no.. (succede così da tutte le parti).
E poi l’interrogatorio: quando ti sposi? ok, questo è chiaro, devi dirmi se fai in tempo a farmi il vestito. A che ora? Uhm, vabbè, mane o sera cambia un pelo il clima. Dove? va beh, in comune è un po’ sobrio che in chiesa, dai, te lo concedo. In quale comune? e questo che ti frega? Dove fai il ricevimento? Idem come sopra.
Ma veniamo ai meravigliosi modelli: sintetici, ma di un sintetico brutto, mai a meno di 1000€ (se è brutto auspico che almeno costi poco), modelli non troppo curati.. mi è rimasto impresso uno di tulle, plasticosissimo, e uno di pizzo: praticamente una rete a quadretti di circa un cm, con delle righine dentro il quadretto. Un pizzo che non userei neanche per le tendine del mio bagno, ruvido, un po’ spelacchiato.
Siamo scappate in fretta e ci siamo dirette in porta Romana verso un posto indicato da un’amica, che però era chiuso (lunedì a pranzo, in effetti).

La sera siamo stati al Centro Sposi Paradiso, che sul sito magnifica come non sia necessario l’appuntamento. Arriviamo alle 18.15, la signorina che ci “accoglie” ci fa accomodare a sfogliare cataloghi (all) e ci dice di attendere la collega. Bon, nel giro di 10 minuti inizia un discreto via vai di signorine e di clienti, nessuno dei quali ha tempo per noi.
Mammà va in giro a toccare tutti i vestiti (incurante dei cartelli “Non toccare” e fa bene.. magari la sgridano e poi ci servono, penso io), poi inizia a lamentarsi un po’ quando si avvicinano delle signorine.. finalmente una ci dice “Ha ragione signora, Caia arriva subito”. Sono le 18.35..
Alle 18.47 mi avvicino al bancone e chiedo alle due donzelle accuratamente intente a farsi i cazzi propri se, visto che il negozio chiude alle 19, ha senso che noi continuiamo ad attendere una Caia che non arriverà mai. Hanno il bongusto di arrossire e una si precipita a prendere l’elenco che ho stilato di modelli da vedere (eh sì, la noia aguzza l’ingegno) e me li fa provare. So & so i vestiti e i materiali, ma prezzi più abbordabili della media.. peccato non aver potuto riprovare quello che mi convinceva un po’ di più perché hanno cercato di chiuderci dentro al negozio (alla faccia del cliente che ha sempre ragione).

(..to be continued..)

Matriagio & co

Il sig. N mi manda mail angosciate chiedendo aggiornamenti sull’organizzazione del matriagio e io ci scherzo su o rispondo incazzosa (stufa di colleghi, amici, parenti che non sanno ripetere altro che “siete in ritardo!”. Organizzate voi, no?).
Il mercoledì sera è il momento che temo di più di tutta la settimana, non c’è scadenza lavorativa o angoscia personale che sia simile a come mi sento quando il mercoledì sera si avvicina: odio il corso fidanzati. È noioso, il sig. N trolla (ogni tanto ha ragione, ogni tanto vorrei tirargli un calcione sulla caviglia se solo ci fosse garanzia che questo lo zittisca), le riflessioni sono spesso e volentieri monologhi della coppia guida, il prete ieri sera ha detto cose del tipo “e allora vai su Facebook a informarti sull’aborto” (e io ho pensato di alzarmi e di andarmene, che a riempirsi la bocca di cazzate son buoni tutti ma questa ne batteva tanti), utilità pratica nulla (quando devo fare il consenso? consegnare i doc al prete? chi mi spiega dove trovare le letture tra cui scegliere per il “libretto”?) e per di più fa freddo, le sedie sono scomode e tutto quel bianco con la luce al neon la sera mi urta (sì, sono insofferente).
La mie due proposte per il viaggio di nozze sono state cassate (una certamente, l’altra forse) e io inizio a capire perché la gente assume wedding planner.

Corso fidanzati

Ieri siamo stati dal “parroco” (la situazione parrocchie di Arcore è un po’ complicata..) della parrocchia vicino ai miei, per iscriverci al corso fidanzati. A meno di non spostarci altrove (dintorni o più plausibilmente Milano) è l’unica chance che abbiamo.
Non conoscevo questo prete e devo dire che non ci è piaciuto particolarmente.. non che abbiamo fatto grandi chiacchiere, ma diciamo che non mi aspetto molto da questa esperienza. I “docenti” saranno appunto il prete, due coppie (sperem!) e una dottoressa.
Immagino che il programma del corso sia piuttosto standard: 7 incontri da due ore più la consegna dell’attestato. Un incontro conoscitivo, uno di visione film (ma noi saremo in settimana bianca.. il sig. N già sta festeggiando!), uno sulla fede (e sarà un tormento, lo so.. il sig. N, ateo e mangiapreti, darà il meglio di sé), il sacramento, la fedeltà, i metodi naturali (tormento per entrambi, dato lo scetticismo: l’unico metodo naturale funzionante è l’astensione) e infine uno sulla comunità.

Vedremo..

Felice 2010!

Quel che di buono ha portato in una scodata finale il 2009 è stato l’aver trovato il parroco!
E così siamo riusciti a fissare la data (26 giugno, pomeriggio) ovviamente nella speranza di non avere problemi col ricevimento :-p
Oggi andiamo dall’altro prete per iscriverci al corso fidanzati e poi magari mi ricorderò anche di telefonare al celebrante per dirgli: “Ce lo celebri?”. Giusto se mi ricordo, ecco.

(..buon anno! Qui non ci siamo ancora fermati un attimo..)

Scene da un matriagio: in progress

Giugno è dietro l’angolo e ci sono più problemi che soluzioni.
Il primo problema è pensare di cercare casa mentre cerchiamo di organizzare un matrimonio.
Il secondo problema sono le ingerenze esterne: due cerimonie no, in chiesa senza messa no, in settimana no, troppo lontano no, tanta gente no.. sposatevi voi, allora, no?
Il terzo problema è cercare info in rete: ci sono più fake e spottoni che altro, e io non sono più abituata a cercare nel mondo reale.

(..in qualche modo faremo. Io aspetto sempre che Fronck venga a bussare alla mia porta!)