Voglia di vita tra le tue mani

Le cose da scrivere qui ronzano in testa soprattutto quando spengo la luce e lascio scorrere la giornata, ma sono troppo stanca per alzarmi e andarle a scrivere.. A meno di non andare a letto con l’iCoso come adesso (sempre più affollato questo letto: io, il sig. N, due gatte, l’iCoso..).
E poi spesso mi fermo a rileggere vecchie cose per sorridere e dirmi che ero proprio cretina!

Come un paio di giorni fa quando a Roma ho conosciuto Fulco Pratesi e non mi riusciva troppo di star seria, perché nella mia testa (e quindi qui) io ho già parlato diverse volte col sig. Fulco!

(ho mandato un sms a BA “ho qui davanti il sig. Fulco, devo dirgli qualcosa da parte tua?” “sì: groan!” A quanto pare non sono l’unica che non si smentisce :-D)

Nella notte hai ancora un brivido

Le notti di primavera mi lasciano invariabilmente insoddisfatta, soprattutto le prime.
L’aria tiepida, leggermente profumata, una certa trasparenza che percepisco qua e là, le strade ancora mezze vuote, sento sempre un invito a zingarare.
Dopo aver depositato i passeggeri avrei voluto lasciare la macchina e camminare senza un meta o ascoltare qualcuno parlare per ore, annuendo ogni tanto.

Ho delle valide ragioni per essere soddisfatta oggi, ma nessuno mi ha mai insegnato ad esserlo: un sorriso tra me e me e sto già pensando al prossimo problema, che il mio orgasmo è trovare le soluzioni non rimirarle.

(..forse potrei anche parlare ancora, per ore, ma rigorosamente di niente. Per girare intorno alla primavera. Sensazioni, fioriture, umidità, luccichii, incoerenza..)

Finanze in rialzo

Sabato pomeriggio sono andata a Milano “a sorpresa” in treno. Non tanto la sorpresa di andare a Milano che era una gita pianificata, quanto l’andarci in treno perché pensavo di scroccare un passaggio al sig. N, ma alla fine i nostri orari non coincidevano e io mi sono organizzata altrimenti.
Esco di casa in comodo anticipo per prendere il treno delle 16.34 e procurarmi un biglietto. Non sapendo se la biglietteria è aperta o meno, cerco un biglietto in tutti i bar e le edicole tra casa mia e la stazione (400m), che sono poi le rivendite “storiche” di biglietti FS. Così storiche che adesso non li vendono più.
Arrivo in stazione e la biglietteria è chiusa (distributori automatici manco a parlarne) e inizio a cercare disperatamente le info sulle rivendite autorizzate, che trovo in bacheca sparse in mezzo a tonnellate di altre informazioni.
La prima rivendita si trova vicino a casa mia, in direzione quasi opposta a quella percorsa per venire fin qui; la seconda si trova dall’altra parte della ferrovia, in piena periferia, su una strada lunghissima e senza alcuna indicazione del civico a cui mi dovrei recare. Fine delle rivendite. Nessuna è nel raggio di 5 minuti a piedi dalla stazione.

Morale: io avrei tanto voluto pagare il mio biglietto, ma mi sono trovata in seria difficoltà. Signor FS, una strategia commerciale un attimino più mirata al territorio la vogliamo fare o no?

Ode alla Nivea

Non c’è un errore nel titolo, non intendevo “Nives”, no, no, ce l’ho proprio con la Nivea. NI-VE-A. Bianca, soda.. barattolo blu, di latta, tondo. Quello.
Ci pensavo stanotte, mentre al buio allungavo una mano verso il cassetto del comodino, dove al tatto riconosco subito il barattolo (quello “normale” sia chiaro, perché quello piccolo non si può vedere che lo perdi e finisce subito e quello grosso stufa perché non finisce mai ed è ingombrante): la sensazione familiare del mio dito che sprofonda nel bianco, morbido, mi è familiare da più di trent’anni.
Quando ero piccola la mattina non si usciva di casa se non m’incremavo la faccia con la Nivea e la nonna non mi aveva picchiettato le guance (duplice funzione di massaggino rassodante e di assorbimento rapido della crema); un giorno che mi hanno propinato un famoso sostituto (Leocrema) l’ho annusato e sono fuggita sdegnata (in seguito ho anche controllato la consistenza e non c’eravamo proprio).
Narrano le leggende di famiglia che ancora più piccola e lasciata un pomeriggio con la babysitter io abbia accuratamente ricoperto la trapunta del lettone dei miei con il contenuto di un barattolo di Nivea.. (nessuno sa che fine abbia fatto la trapunta e se, quindi, la Nivea sia lavabile).
È un legame così profondo che i barattolini in casa sono due: metti che ne perda uno..

(..no, non mi paga il sig. Nivea. Da oltre trent’anni sono io che finanzio lui e non viceversa. Sì, il sig. N lo sa e non è geloso!)

..divento ancora rosso come quando avevo quindici anni..

Finalmente mi sono rappacificata col mio essere “donna media” con tutti i sogni e le aspirazioni del caso.. da stamattina posso dire anch’io “sogno il matrimonio!” (un po’ meno il sig. N, visto che ho sognato di sposarmi con un altro, ma non mi sembra troppo il caso di cavillare no?).

(..eccomunque era decisamente il mio matrimonio: lo sposo che recupera l’anello sul fondo di una piscina, io che 5 min. prima decido che sì allora mi sposo perché tanto lui è bello, gli ospiti tutti vestiti in cotta di maglia, io tranquillamente in ritardo e mio padre che *non* mi telefona per capire se mi sposo o no ma per parlarmi di lavoro.. come al solito Beautiful mi fa un baffo!)

Manca soprattutto far l’amore

Dev’essere l’adrenalina che mi ha fatto iniziare la giornata cantando, finendola cantando, affrontando un paio di questioni spinose che mi trascinavo dietro da qualche mese nell’unico modo che conosco: occhi negli occhi, parlandoci chiaro; che mi ha fatto salire le scale innumerevoli volte (voglio un ufficio in redazione se devono fare a turno a chiamarmi ogni 10 minuti :-p), che mi ha fatto volteggiare lieve verso il mio secondo ufficio, che mi ha fatto sorridere quando, credo G, mi ha detto “Ovunque vado sento che ti cercano!”.
Dev’essere la carica a molla di qualche discussione tecnica, o dirsi reciprocamente che è un piacere lavorare insieme, o la crema al cioccolato (abbondante!) del croissant di stamattina, o il fatto che ieri pioveva e io nuotavo in piscina, all’aperto, perché non posso (e non voglio!) resistere al fascino dell’acqua nell’acqua, o il fatto che c’è il sole ma soprattutto il vento e io ho voglia di allargare le braccia e sentirlo addosso, o un sms e una telefonata in cui io dico “ciao..” e inizio a ridere e vengo coperta di insulti ma continuo a ridere perché anche lui sta ridendo e sa che non ci possiamo fare proprio niente se non vederci a pranzo e ridere e lui dovrà sforzarsi di essere serio perché è il suo ruolo, no?, o la gita al Caneva che ho deciso che organizzo e chi c’è c’è e chi non c’è si arrangi che io ho bisogno di giocare perché più cresco e più devo tenere in forma smagliante la treenne che è in me, che se lei sta male o io mi dimentico di lei sono cazzi per tutti, o c’è uno dei miei uomini preferiti che non sa di esserlo e forse è meglio così o forse un giorno glielo dirò che riesce sempre a strapparmi un sorriso e ci voleva una giornata sorridente per farmelo capire, o c’è.. non lo so.
Forse è che non sono più abituata a crescere e la sensazione delle caviglie nude perché i pantaloni sono corti non è più mia, ma ieri o ier l’altro pensavo ai labirinti.. non è ancora ora di costruirne uno o se ci sono in mezzo non me ne sono ancora accorta, ma ho un pensiero ozioso su come farlo saltare. Ma potrebbe semplicemente essere che sono sobillata.
..e poi c’è che è estate e io sono ancora qui, non ho ancora fatto nulla, non ho ancora visto il mare e questa cosa mi fa impazzire, che appena c’è un cambio del tempo, soprattutto quando c’è vento, soprattutto oggi, io mi sento zingara e ho un’improvvisa necessità fisica, un’urgenza che va oltre mangiare-bere-dormire-far l’amore, di macinare chilometri, vedere posti, fare poche cose, talvolta incontrare amici, ma soprattutto muovermi.
Essere qui, ma partire, essere lì, ma tornare, perché i ritorni sono sempre sottovalutati ma portano con sé emozioni anche a forti.. dipende dal viaggio, dipende dai compagni. A volte è una stretta allo stomaco, quel fatemi tutto ma non fatemi tornare oppure ha un che di incantato, come lo spazio della memoria, magari quella lontana che diventa un po’ mitica.
Datemi del vento e un viaggio, non importa se a qualche centimetro o a migliaia di chilometri e magari anche domani inizierò cantando e finirò ridendo.

Promemoria

C’è qualcuno che stasera, facendo tutto da solo, si è sbilanciato lanciandosi in mezze promesse.
Mezze poi.. da quando si dà alle mezze misure? Nessuno che lo conosca bene lo direbbe mai :-D

(..eccomunque lo so che è tutta una congiura per risolvere le questioni geografiche. Qua c’è gente che si allea sotto il mio naso. Ma cosa deve fare una povera tapina? Probabilmente come il colonnello Buttiglione: non arrendersi mai, nemmeno di fronte all’evidenza :-D)

Cocchi di mamma

C Frieda, stai dormendo?
F
/me sbadiglia spalancando talmente la bocca da mangiarsi C in un boccone
V O_o
V Pac-Fri?
C :-O
C coccofrieda?
C Il ”coccofrieda” Coccodrillus friedensis, è un grosso [[rettile]] verdastro che vive sornione nei pressi delle sponde del [[tevere]]
C {{A|forme di vita}}
C :-P
V C: {{Categorizzare}} (non esiste [[Categoria:Rettili immaginari]])
A C: [[en:CocsFriedy]] (+en)
F Il ”coccofrieda” Coccodrillus friedensis, è un grosso [[rettile]] verdastro che vive sornione nei pressi delle sponde del [[tevere]], camminando placidamente sul letto ormai viscido e semisolido del fiume
C sost: camminando con dormendo
C io sul letto di solito dormo, non faccio trekking

(..a una cert’ora le persone normali pranzano, le altre smaltisticono la ciucca :-p)

Ubitelefonate: il signor Fulco e le Friede abbandonate

<Tu, tu..>
“Signor Fulco?”
“Buongiorno, si ricorda di me?”
“Ci siamo sentiti un paio di volte un po’ di tempo fa..”
“sì, sono quella degli orsi.”
“No, niente a che vedere con Knut..”
“e no, niente orsi questa volta.”
“Sa, la chiamavo per sapere se il WWF si occupa di proteggere anche le Friede.. sono poche, qualcuno ogni tanto dice preziose..”
“come? non è a conoscenza di questa specie? ma signor Fulco, lei mi stupisce!”
“In ogni caso, prenda in considerazione la cosa, perché sa, detto in confidenza, ogni tanto ci A B B A N D O N A N O..”
“come dice? sa già come si scrive abbandonano”
“lo immaginavo, ma era per dare enfasi alla cosa..”
“dicevo, ogni tanto ci A B B A N D O N A N O così, senza nemmeno essere in estate o in autostrada, e ritengo che il WWF abbia il dovere morale di tutelarci. Ci farà un pensierino?”
“La ringrazio signor Fulco, lo so che posso sempre contare su di lei.”
</click!>

(..il signor N è partito e mi abbandona per 10 giorni..)