Il test della receptionist

Prima di perdere il link che volevo mandare alla mia PA, me lo appunto qui.

(..un blog che segue il signor N, una cosa che ho letto dietro la sua spalla una sera che cenavo sul divano..)

Growin’ up

Nei miei vari fcvg sto incontrando un po’ di persone che conosco che, in un modo o nell’altro, mi dicono “Facciamo cose insieme! Hai un’idea? Fatti venire un’idea!”. Grazie per la fiducia, ma l’approccio diretto è il modo migliore per fare tabula rasa nella mia capoccia. Io funziono benissimo in un brainstorming per quanto cazzaro possa essere, ma le mie idee stand alone le coccolo in un angolino remoto e difficilmente vengono fuori a comando.

(..che poi girare, ascoltare, discutere, è quasi un corso di aggiornamento :-p)

(s)

A succede che le cose cambino
F beh.. è la vita
A già
F lo diceva anche Eraclito, no?
F il pippone del fiume..
A panta rei
F ;-)
A tutto scorre
F io preferisco correre che scorrere!

Capì che gli era scesa la catena

Non sono Denis, ma anche per me non ce n’è più.
Adrenalina sotto i tacchi e fatica tutte le mattine per alzarmi dal letto e andare in ufficio.
Va bene che è autunno, le giornate sono grigie, ecc. ecc. ma non sono mai stata così metereopatica spinta.

Mater semper nota

Mia madre ha sempre avuto una nota inquisitoria nelle sue domande, nel suo modo di porsi, tant’è che durante l’università ho dovuto inibirla altrimenti quasi quasi puntava una lampada in faccia ai miei amici per sapere tutto di esami, voti, fidanzate, fratelli, ecc. In famiglia quando ci prende bene la prendiamo in giro chiedendole se lavora per Tom Ponzi e quando ci prende male sbottiamo.
Da quando lavoro nella terra dell’uovo il caso vuole che pur non cercando nulla sia incappata (finora!) due volte in due colleghi non proprio alle prese con i loro compiti: il top manager che accompagnava la fidanzata dalla sarta e parlava di me e l’assistente del presidente nel mezzo di uno scottante caso di lite protratta e non troppo chic.

(..la raccomando alla CIA la mia mamma, altroché..)

Vola Linda, vola come sai..

Se la noia ti attanaglia sul finire di una settimana di malattia, quando rientri in ufficio perché il medico ha sbagliato a farti il certificato e subito le palle ti si frantumano e soprattutto hai la fortuna di stare al primo piano così possono cadere giù fino al pian terreno, allora l’unica è andare.
Non venerdì sera perché crollavo, ma sabato pomeriggio sì.. “a vedere gli uccellacci” come ho annunciato al signor N, mettendomi alla guida di Stella, il suo nuovo bolide che non impenna neanche a spingere, “..perché il navigatore ce l’abbiamo sulla tua..” e ancora domenica mattina, cristonando contro la sveglia, ma in fondo alzandomi perché andare a far castagne mi è sempre piaciuto. Più di 7 kg in meno di 3h e il bosco praticamente per noi.. silenzioso e non troppo umido.

Someday I wish upon a star

Quando ho la testa che mi frulla vorticosamente non so mai se scrivere o tenere le mani ferme in attesa che il caos si fermi, scenda la nebbia e io ritorni a capire qualcosa. Ma stamattina ho le mani che fremono e così ho deciso di dargli retta.. partiamo, non so dove arriverò ma sono convinta che ne valga la pena.

Intanto iniziamo dalle crisi esistenziali. Ciascuno ha la sua e la vive a suo modo.. a modo mio le odio ma alla fine quasi le amo perché mi servono a crescere e poi mi fanno pensare compulsivamente ai miei labirinti. Però se vedi qualcuno in crisi che fai, non ci provi ad aiutarlo? Ecco, è piene di gente che non ci prova e si bea di questo e magari ti cazzia pure perché invece tu lo fai. Ma che credito posso dare a uno che sta bene solo con se stesso, perché il suo mondo perfetto inizia e finisce nei confini del suo corpo.. anzi no, forse comprende anche uno specchio!
A me vedere un problema fa venir voglia di risolverlo o di dare qualche dritta per risolverlo, che cavolo. Poi magari non vedo i miei di problemi che saranno sicuramente enormi ma kekkazzo mica ho mai preteso di avere l’unica verità. Del resto a 3 anni e con tutta l’esperienza possibile non ci si può mica aspettare troppo :-p

Stamattina mi sono trovata a ridere fino alle lacrime (singhiozzando pure!) per delle pure_scemenze_100%_cazzata sulle possibili specialità olimpiche per cui io e altri 3 disperati avremmo potuto candidarci per le Olimpiadi 2012 (tra le specialità più acclamate il pedalò a mani e la barca vela a orecchie).

La realtà è che alla fine rantolo pigramente nelle mie giornate soverchiata dai pensieri: è come guardare una scatola dal dentro essendo convinti che a ben guardare ci deve proprio essere il quinto lato tra le pareti verticali. Ma prima o poi lo trovo, eh..

(..vedere certe facce, i piedi trascinati, il silenzio di certi angoli, sapere che lei non si sente abbastanza forte per la libertà, leggere in quel verde e trovarlo una sfumatura triste, vedere la grinta annebbiata sotto il rosso, non credo mi potrà mai piacere..)

Sento cose..

..che mi fanno rimanere il pranzo sullo stomaco e venire i brividi, se penso a chi le consente.

(..non ditemi *mai* con chi devo vivere..)

Le mele e il tempo

Ho un sacchetto di mele sulla mia scrivania in ufficio. Le mele mi fanno sempre pensare a Jo, che si chiudeva in soffitta con le mele e il suo romanzo a scrivere come una dannata. Io non ho una soffitta, le mele mi piacciono a fasi alterne della vita ma lo scrivere mi perseguita sempre. Quaderni, appunti, diari, blog, agenda, calendario, post it. Ieri sera lasciavo messaggi a una fanciulla che lavora con me appiccicandole post it sulla tastiera invece di mandarle una mail.
Capita così di iniziare una giornata sconfortata, 8 ore esatte dopo essermene andata dall’ufficio ci sono di nuovo dentro.. nel frattempo mi sono beccata un’acquazzone che poi è diventato una grandinata, ho perso il senso dell’orientamento grazie ad una strada chiusa per allagamento, ho mandato sms scemi, ho abbracciato stretto il signor N che mai come ora c’è, ho mangiato schifezze da sola sul divano col pc nuovamente in braccio, incazzandomi per alcune mail e intrattenendo conversazioni ambigue su skype mentre una gatta cercava di ciularmi il cibo, mi sono goduta l’acquazzone che mi ha nuovamente raggiunta, ho dormito, ho fermato e rimesso la sveglia, ho fatto la doccia, chiacchierato, pensato, ho preso la macchina e mi sono buttata nel traffico, ho pensato ai problemi di un amico e l’ho chiamato, mettendomi a discutere a orari impensabili dei problemi di un cookie e di come un hacker rumeno potesse aver fatto saltare un sito, ho parcheggiato sulle strisce gialle strafottendomene come da giorni ormai, ho armeggiato con le chiavi perché non ho ancora memorizzato in che verso inserire la chiave, ho spalancato la finestra del mio ufficio perché qualcuno ha spento il condizionatore o forse non va di nuovo.
Sono preoccupata per i soldi, per il sabotaggio del meeting, per le scadenze e soprattutto per le persone. Il problema non sono tutte le cose che faccio.. sono più quelle che non faccio perché non ci sono le condizioni.. e soprattutto pesa il peso delle responsabilità, delle cose non dette che non sono cretina e vedo che abbondano, delle non certezze con cui mi nutrono tutti i sacrosanti giorni e che io testardamente cerco di trasformare in certezze, impegnando l’unica cosa che ho: me stessa.

(..Jo sono io..)