FF

Per la mia terza gita (una all’anno e il trend promette di non interrompersi) a FF abbiamo registrato:
* un’autostrada chiusa (la tangenziale est, venerdì mattina: i criminali dovevano riaprirla alle 6:30, mentre alle 8:30 era ancora chiusa.. la patente di mio padre è ancora al suo posto solo per qualche strana congiunzione astrale)
* niente contanti (a Linate non c’è un bancomat una volta superati i controlli e io avevo dimenticato il codice della carta di credito a casa da qualche parte o in memoria del vecchio cellulare; quando mi è venuto in mente che potevo usare il bancomat sul circuito internazionale mi sono ritrovata a mormorare “God save the Queen”, con tanto di maiuscole, e ancora non ho capito perché)
* niente adattatore per la spina del caricatore del pc (cioè dopo essere stata in posti strani come Taipei e la Florida mi sono detta “vado in Germania, non chissà dove!”, il che ovviamente non ha contemplato guardare la spina e accorgermi che era un 3 piccolo.. 39€ di nuovo caricatore mi aiuteranno a pensarci di più la prossima volta)
* una tazza natalizia di Francoforte (il vin brûlé locale è stato già consumato e gradito)
* una valigia smarrita al rientro (è rimasta a Zurigo, dove ho fatto tappa.. in teoria dovevano portarmela oggi in ufficio, ma qui non è ancora arrivato nulla)
* un colossale mal di testa, munito di nausea e dolori cervicali (un messaggio non troppo in codice dal corpo-di-Frieda che minacciava lo sciopero?)
* un po’ di risate
* una riunione incloncludente
* la sensazione che finalmente dopo mesi inizio a capire cosa ci faccio io lì

(..è allo scatafascio, ma c’è da lavorare. Il che va comunque bene..)

Shakespeare ne sapeva a pacchi

L’inferno non è mai tanto scatenato quanto una donna offesa.

(..mi è appena arrivata una di quelle catene che non rimando – e che promette quindi che il signor N mi lascerà seduta stante, a Tigro cadrà la coda e a me spunteranno altri due nasi in posti improbabili tanto per essere sicuri che nessun uomo mi voglia mai più – la cui unica cosa carina è uno dei motivi per cui i ragazzi amano le ragazze: “..perché sono sempre calde anche se fuori ci sono meno 30°”..)

Siccome che

..questo blog sta diventando la mia agendina degli impegni, io venerdì me ne vado a Francoforte e me ne torno domenica.

(..messaggio di servizio per Pina: per completezza di informazione familiare, Tigro e il signor N li lascio a casa :-P)

Consegna speciale

In occasione dell’approssimarsi del Natale, della congestione dei mezzi di trasporto, invio, ecc. le Poste Italiane hanno inaugurato un nuovo tipo di consegna: la RSC (Rilascio su Scala Condominiale).
Settimana scorsa abbiamo ordinato i numeri di Gea che mi mancavano dalla mia collezione (e con l’occasione anche qualche numero di Napoleone ormai smarrito) e abbiamo curiosato impazienti nella casella di posta più o meno tutti i giorni, in attesa della cartolina gialla per il ritiro.
Or bene l’altra sera rientrando, dopo la solita pantomima alla casella, il signor N va a parcheggiare e io intanto entro nello stabile.
Apro la porta, sguardo vacuo, e mi giro verso la scala per iniziare a salire. Sulla scala giace un pacco. Per me. Dalla Bonelli.

(..il signor N mi ha sgridato perché ieri sera mentre lui sporgeva lamentela al customer care delle Poste, io facevo di sottofondo commenti sarcastici. Ekkekkazzo!)

Morfina

Io mi ricordo i sorrisi. Tutti quei sorrisi a qualunque ora del giorno e della notte.
E quell’ultimo libro che io leggevo ad alta voce perché non ce la faceva più.
E lo sguardo che ha avuto da quando ha deciso che non c’era motivo di continuare.
Per me morfina vuol dire sparizione, quegli ultimi giorni in cui dormiva sempre.

Io mi ricordo tutti che piangevano e io che non potevo farlo, non volevo farlo.
E i fiori. Due sacconi da riciclo secco pieni di fiori, colti quella mattina in giardino e nei vasi.
Era novembre, ma come adesso c’era il sole.

(..il titolo e il pensiero e le sensazioni e il niente vanno a lui..)

Luggage

Ho bisogno di un viaggio, di una partenza, di una nuova meta.
Non importa se vivo con la valigia in mano e se adesso lo faccio anche per lavoro.
Forse è il fatto di essere partita e traslocata e di essermi ritrovata al punto di partenza.
Forse sono i discorsi di ieri sera, seduta a un tavolino vecchio il dietro ufficio mangiando un’insalata con l’inauguratore e rimettendo a posto il mondo. I discorsi di valutazione in cui volevo essere smentita e invece lui mi appoggia e io.. ecco, io mi preoccupo. Mi sembra che ci siano due anni di lavoro in bilico e se è bastato così poco a metterli in forse, beh.
E poi senza rete c’è il tempo di pensare alle nuove cose e ai mesi di studio che ci ho messo senza aver ancora capito da che parte cominciare e in che modo aiutare e ogni tanto ho qualche dubbio che la mia presenza sia necessaria o anche solo sufficiente.
La lavatrice forse è rotta, la casa forse è ancora da sistemare, domani forse c’è sciopero, sabato forse arriva Fastcosa.

(..l’unica certezza è che tra 55 minuti me ne vado..)