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Stamattina ho perso il treno per Berlino. Ero all’aeroporto di Schonfeld e dovevo comprare il biglietto del treno.. le mie istruzioni dicevano: “Vai ad un distributore automatico e compra un Berlino ABC che costa 2,8€, poi obliteralo in una cosa fatta così” (seguiva foto dell’obliteratrice).
Schivo le prime due macchinette per la troppa coda e mi fermo all’ultima. Davanti a me 4 persone, che viaggiano in coppia.
I primi due confabulano per ore, pestocchiano tasti, poi si arrendono e fanno passare i due dietro.
I due dietro seguono la stessa trafila.. e la stessa cosa succede nella macchinetta accanto: due ragazze francesi sono nel pallone.
I due che erano davanti ai due davanti a me si mettono dietro di me e sento la ragazza che sussurra al ragazzo “ma lei è quella che viaggiava di fianco a noi..” (io manco li avevo riconosciuti.. ho dormito per tutto il volo!), mi giro e dico “sì!”; la ragazza diventa paonazza e chiacchieriamo un attimo.
Quando quelli davanti mi cedono il posto perché non riescono, i due italiani vengono a sbirciare cosa faccio. Schiaccio un bottone (lingua), schiaccio un altro bottone (biglietto desiderato), infilo una banconota e poi ritiro sia biglietto che il resto. Attorno a me lo stupore..

(..poi sulla banchina tutti mi chiedevano dov’era l’obliteratrice.. dev’essere che ho l’aria della locale :-p)

Growin’ up

Nei miei vari fcvg sto incontrando un po’ di persone che conosco che, in un modo o nell’altro, mi dicono “Facciamo cose insieme! Hai un’idea? Fatti venire un’idea!”. Grazie per la fiducia, ma l’approccio diretto è il modo migliore per fare tabula rasa nella mia capoccia. Io funziono benissimo in un brainstorming per quanto cazzaro possa essere, ma le mie idee stand alone le coccolo in un angolino remoto e difficilmente vengono fuori a comando.

(..che poi girare, ascoltare, discutere, è quasi un corso di aggiornamento :-p)

Voleva passare sulla vita come un aeroplano

È da un po’ che penso che una vita sola non sia sufficiente a fare tutte le cose che voglio, così ho iniziato a prendere appunti per le prossime vite (compreso litigarmi almeno un futuro marito con la condomina, perché non ci accordavamo su in che vita era mio e in quale suo!!!). L’unico problema che mi si pone è come passarmi gli appunti tra una vita e l’altra ;-)

Ottombrina

L’altra mattina ho buttato giù dal letto Tiff per fare quattro chiacchiere mentre andavo in ufficio in macchina e per cercare di far arrivare anche lei al lavoro ad un orario decente. Per la seconda o terza volta negli ultimi due anni ha mollato l’amante e ora spergiura che questa volta è per sempre, anche se poi ammette che deve convincersi anche lei.
Sia come sia, ad un certo punto siamo passate a parlare delle “scadenze” di ottobre.

T quanti sono a questo giro?
F trentadue, lascia fare..
T perà. Tanta roba, eh?
F già. A sapere dov’è finita!
F :-D

(..è inutile, 3 continua ad essere la stima più soddisfacente, che mixa il reale col percepito e con quel che mi sento io!)

Perché tutti i pirati andranno in fondo al mare

Sto cercando di ricordare qualche viaggio epico per dare il via a qualche sproloquio sul tema del viaggio, ma in realtà ho solo voglia di chiudere gli occhi e ripassare cose viste e sentite mentre scorrazzavo su e giù per l’Italia.
Sebbene il telefono e la radio a tutto volume, i miei ricordi mancano di colonna sonora. Vedo ogni singolo tratto di strada percorsa, paesaggi bellissimi, il sole pallido ed enorme, la luna che mi seguiva di fianco e qualche stella talmente luminosa da sembrare un fanale in posizione strana. Ma non c’è nessuna voce sotto, nessuna canzone di quelle che ho cantato a squarcia gola per tenermi sveglia. Il rumore dei pensieri non c’è, è solo dentro la mia testa.. un mare che si muove silenzioso e – perché no? – alle volte si comporta proprio così: giurerei di aver sentito la risacca da qualche parte, solo che io ero la sabbia su cui si adagia mollemente l’onda.
È stato tanto un viaggio dentro, alla ricerca di un po’ d’ordine, ma certo non delle risposte che tanto so di non potermi dare. È stata la ricerca di un senso temporale a quel che succede, alla estrema contestualizzazione perché così poi può scivolare via più lieve. Le cose note, identificate, con un nome, non scivolano via più lievi dell’ignoto?

Figlia di chi

Quando medito dei tratti che ho preso dai miei genitori, riconosco abbastanza facilmente pezzi di mio padre e pezzi completamente miei, che non ho ereditato da loro. Di mia madre ho ogni tanto delle sfaccettature nascoste, delle sottigliezze o dei tratti che lei non riconoscerebbe mai come suoi. Così non capita mai che andiamo veramente d’accordo o che siamo veramente in sintonia. Tranne oggi.
Lei sente la mancanza delle ferie e io pure. Lei tormenta mio padre per ripartire e io le propongo una vacanza insieme (mai successo prima.. se veramente accettasse forse ci accoltelleremmo mezz’ora dopo la partenza, ma ne varrebbe la pena).

M magari parto da sola
M magari sto via per un po’
M tu che dici?

Incipit

Questa è la storia del piccolo puffo che credeva di essere Peter Pan e invece assomigliava a Campanellino alla guida di uno Scania, che divideva la sua vita con uno gnomo ma un bel giorno si invaghì di un elfo e fuggì in una tenda monoposto verso l’umido del weekend, perché l’importante alla fine è avere qualcuno che ti scaldi.
Questa è la storia della zingara che faceva sangue, che portava negli occhi la fierezza della sua terra e nella ciucca il vento dell’Europa, che con un gesto generava uno Tsunami ma che stava imparando a dominare la tempesta per coltivare le sue rose, perché solo i fiori con le spine meritano.
Questa è la storia dell’elfo di cui sopra, delle strane storie che narrava da sobrio e del languidume che lo assaliva da brillo; della passione per gli scherzi, per le tende monoposto e per i piccoli puffi.
Questa è la storia di una lurkatrice folle, che passò un’estate vivace di telefonate, ad ascoltare una storia in fieri come fosse vera, appassionandosi per i personaggi che talvolta le parve pure di incontrare (per tacere di certe istigazioni).
Questa è la storia dell’arguto socio e dei suoi traffici, dei biechi tentativi di strappare un sorriso e dell’incredibile fascino con cui conquistava le trentatreenni a vita.
Questa è la storia di un sms e della mia lotta a rimanere ancorata ai miei 3 anni, per non compierne 16 la terza volta.

(..in verità questa è una storia moolto più lunga, ma stasera avevo voglia di qualche incipit!)