L’altro giorno casualmente mio padre ha tirato fuori un ricordo che avevo soppresso (per me era irrilevante, invece lui si era spaventato quindi se lo ricorda bene) e mi ha fatto ridere molto.
Quindici anni fa (o giù di lì) avevamo un bellissimo modem, con cui io e Ugo stavamo attaccate a internet ore e ore (con somma gioia della Telecom e della sua TUT e, si fa per dire, buona pace dei miei quando arrivava la bolletta).
Il computer stava in camera mia, la presa del telefono nei pressi della cucina e ci volevano 10 metri di cavo telefonico con tanto di giuntura in mezzo per collegarmi. Prendere il cavo, snodarlo, attaccarlo da una parte, stenderlo, arrivare al modem, attaccarlo e finalmente far partire la sospirata connessione.. praticamente un’impresa titanica! Per cui spesso lasciavo il cavo attaccato e steso per casa (con gente che ci inciampava, il modem che cadeva a terra, ma va beh.. la US Robotics li faceva solidi!).
Se il cavo era attaccato alla presa telefonica, anche se il modem era sconnesso, gli altri telefoni di casa non suonavano.
Una volta che i miei erano via – e i cellulari non erano ancora in dotazione ai figli – devono aver provato a chiamarci diverse volte, non ottenendo mai risposta. Fino al punto di preoccuparsi e telefonare ad un vicino di casa che era venuto a citofonarci un po’ in apprensione e un po’ imbarazzato per sincerarsi che fossimo ancora vive.
(..a seguito di questo simpativo episodio, mio padre installò a casa un centralino, per bypassare le sue figlie e il loro modem!)