Potremo attraversare questo mare se resteremo insieme

Dev’essere il traghetto che mi ispira: anche stasera ho parlato un sacco con CeeCee, che secondo me si è addormentata dopo due secondi ma non importa. Sarà stato il mirto prima di tornare in cabina o il bisogno di tirare le fila a voce alta di questi giorni, fatto sta che ho parlato per un po’.
Ci serve una casa, in fretta: abitare coi miei va bene temporaneamente ma fare la figlia e la mamma contemporaneamente è troppo complicato.
Come mi ha fatto tornare in mente un treenne che mi ha abbordata stasera a cena, è ora di pensare al nido: CeeCee ha conosciuto tanti bambini durante le vacanze, si è divertita con loro e soprattutto li ha riconosciuti e cercati, quindi le piacciono e iniziare a frequentarli non è una brutta idea.
..e poi tante altre cose per i mesi e per la vita che verrà.

(..tu non sarai mai sola..)

Non può esistere un’isola che non c’è

Nell’isola dell’isola di una penisola ho avuto il sole, il sale, il vento, l’acqua, persino 3 minuti di ticchettio di pioggia una mattina che non sono riuscita a riconoscere, le bouganville di tutti i colori che potessi desiderare o ricordare, la pizza rossa, i profumi selvatici, le passeggiate sugli scogli, un sacco di sabbia, i tramonti, una stella cadente, il relax davanti a qualcosa di (moderatamente!) alcolico, tonnellate di crema solare e un po’ meno di doposole (che ci fa fatica), i pisolini pomeridiani, guidare in costume con l’asciugamano sotto il sedere, la spesa nelle postazioni improbabili (bandiera Coldiretti e banchetto fuori dal cimitero!!), la musica, lo struscio dopocena, il rumore del mare nelle orecchie, lo sciacquettio sugli scogli abituali e poi quello sugli scogli alla fine del mondo, la testa in vacanza.
Non ho pensato che ci sarebbe potuto essere pane e marmellata e latte col Nesquik, ma avevo della focaccia genovese col caffè a distrarmi ;-)
Per otto giorni ho avuto un’isola magica, sbrilluccicante, quasi fosse mia. Wow, senza fiato se ci penso.

(..grazie, grazie, grazie!)

Senza per questo cadere nelle tue paure

Io e CeeCee ce ne andiamo in Sardegna, a rintanarci a Carloforte, per goderci mare, per essere fuori dalle scatole, dormire, riposare, ecc.
Stamattina siamo salite in macchina e siamo partite, io un po’ preoccupata, lei incazzatissima ma aveva i suoi motivi: io sono appena tornata da una settimana a Londra e quando mi ha vista lavorare attorno alle valigie aveva il terrore che ripartissi di nuovo; quando poi siamo partite io e lei, si è rilassata.
Ero preoccupata per il viaggio perché andare in giro da sola con una 14mesenne non è semplice: Arcore-Civitavecchia è un discreto viaggio e se lei non è dell’umore, non dorme, ecc. può diventare lunghissimo. Invece è stata quasi una passeggiata perché appena salita si è addormentata e si è svegliata quando l’ho presa in braccio per andare a pranzo guardandomi sorridente con l’aria di dirmi “allora siamo proprio in viaggio io e te da sole!”.
L’attesa del traghetto poi mi è passata prima di qualsiasi altra attesa che io ricordi, con lei che mi teneva per mano e mi faceva esplorare i più strani pertugi del porto, ammiccando a tutti i bambini (e bambine) che incontravamo. Non fosse stato per il caldo, sarebbe stato super divertente.
L’on boarding è stato rapido e indolore, la cabina una sorpresa (quadrupla tutta per noi invece che doppia) in cui giocare disperatamente perché tanto è a misura di bimbo e non ci si può fare troppo male. Ma la nave soprattutto.. un enorme parco giochi da esplorare per mano alla mamma, correndo su e giù per i gradini, puntando i cani e i bambini, incontrando strani individui vestiti di bianco che sorridono e talvolta fanno un buffetto e con addirittura uno spazio giochi per i bimbi in cui osservare i più grandi che si divertono.
Mia figlia riesce sempre a stupirmi e farmi sorridere, quando non mi fa ridere. Come stasera quando è uscita dalla doccia senza aspettare il telo perché due secondi sono troppi e si è aggirata nuda per il bagno della cabina, mentre io ridevo come una cretina, pensando che la mamma perfetta sarebbe inorridita per millemila motivi diversi!

(..e comunque io ho letto troppo Calvin&Hobbes per non pensare a Calvin ogni secondo che CeeCee fa qualcosa!!)

Corrono sui muri neri di città

C’è un momento in cui sembrano incredibilmente saggi o in grado di capire tutto e di essere partecipi di “discorsi da grandi” o ricevere qualsiasi confessione.
CeeCee aveva forse un mese di vita e mio padre se la portava in giro raccontandole cose sotto voce con aria serissima e lei lo guardava con occhioni seri. La prima volta che TNT l’ha presa in braccio, lei ha detto “Beh!”, lui le ha sussurrato qualcosa all’orecchio e lei subito si è zittita e rilassata.
Io faccio discorsi serissimi con CeeCee da quando è nata, ma mi sono accorta che man mano che cresce li relego al momento pre-sonno, tipo fiaba della buona notte, come se lei potesse dimenticarli addormentandosi o scambiarli per un sogno.
Stasera, che siamo su un traghetto e l’ho abbracciata stretta stretta mettendola a nanna perché è un posto nuovo, un’avventura nuova, e lei lentamente mi accarezzava un braccio, le ho raccontato come è difficile fare la mamma e prendere sempre *la* decisione giusta. Poi abbiamo giocato perché va bene i discorsi seri, ma qui abbiamo solo 14 mesi e poi si è addormentata come un angelo. E adesso se alzo gli occhi è lì che ronfa nella cuccetta di fronte in attesa che io la raggiunga.

(..sfogliato e impaginato in questa vita sola..)

Lei le mani sui fianchi

Di acqua e di neve, che fa un po’ di sole e d’azzurro perché a tratti ci sono stati anche quelli. Anzi non a tratti ma quando sciava il sig. N, che dev’essere diventato il bello di famiglia perché a me il sole ha voluto baciare proprio poco.
Ma ho avuto il vento e la neve e le nuvole e la luna piena e pure la vasca da bagno! Con gli animaletti di CeeCee a farmi compagnia, dopo secoli dall’ultimo ammollo (non ricordo nemmeno più dove), a lasciarsi squagliare dalla vaga schiuma e dai muscoli indolenziti.
E di vasca in vasca oggi siamo atterrati in una cantina in Valpollicella dove per scegliere quale vino volevamo ci hanno fatto assaggiare da tutte le botti (una decina) fino ad arrivare a quella che ci è piaciuta di più. E io osservavo le botti immense e pensavo alle unità di misura delle conversazioni, se è vero che in vino veritas, cosa ci sarà mai in una botte da più di 2000 litri?

(..e si sente l’America..)

Significati nascosti

Vorrà pur dire qualcosa se CeeCee ha una vaschetta da bagno, nell’acqua le mettiamo l’amido e ha diritto ad un certo numero di oggetti galleggianti (al momento non ne approfitta ancora, ma ci manca veramente pochissimo). Lei. Mentre io sono ancora ferma qui.

(Umpf. Forse è il caso di scrivere a Babbo Natale..)

Un attimo, le convinzioni che cambiano

Ho pensionato la lavastoviglie, almeno per questi giorni. Whirpool for Ikea non mi ha mai convinto troppo e tutte le volte la metà delle cose esce da rilavare, nonostante lavaggi di pulizia, filtro a posto, spruzzini rotanti ripuliti dal sig. N. Così faccio prima a lavarli a mano, magari nei momenti più caldi che rinfrescare le mani è quasi come farmi una doccia gelida in quei momenti in cui a lavorare davanti al computer proprio non ce la fai che tra ventole e paturnie fa ancora più caldo (nonostante i due ventilatori!).
Se continuo a pensare al caldo l’unica cosa che mi viene in mente è l’estate del 2003, di cui ricordo ben poco: prima volta in Sardegna e l’acqua di mare caldissima a Is Arenas, che non dava sollievo nemmeno per un attimo.

(..ci rivediamo presto fra almeno altri cinque anni ..)

Pesche e pane casereccio

Come ho appena scritto ad un amico, sono giorni che qualunque cosa mi tira fuori ricordi di San Nicola. Quello da cui non mi voglio separare lo ispira un barattolino di marmellata di pesche, che mi ha regalato un’amica settimana scorsa.
Le pesche son brianzole, l’amica pure, non c’è ragione perché mi faccia pensare alla Calabria. E invece.. Guardo il barattolino, giallo di sole (sissì, brianzolo, ma sempre sole è) e mi chiedo se la marmellata sarà dolce o asprigna. Poi cerco il pane per provarla e mi arrendo: il pane è sbagliato, quello che voglio qui non c’è e manca pure il terrazzo.

Millemila anni fa, San Nicola Arcella: la colazione si fa sul terrazzo, dentro solo in caso di pioggia. Il tavolo è bianco, di ferro pitturato, con i buchini (per farci impazzire quando eravamo piccole e disegnavamo, che bisognava mettere sotto qualcosa altrimenti il foglio si bucherellava tutto); il pavimento è di cotto e ogni anno appena arriviamo dobbiamo pulirlo dal muschio che si forma sopra in inverno.. tanta acqua e una spatola per grattare meglio, io mi diverto un sacco, la nonna un po’ meno che si spazientisce in fretta (invece a me certi lavori ossessivo-compulsivi pare piacciano da sempre).
La colazione, dicevo.
Il latte è buono, ha un sapore diverso da quello di Milano, ma come sempre ci metto il Nesquik. Il pane è casereccio e sa di.. non so di cosa sa, ecco, so che è buono; né molle né croccante, ma con la consistenza giusta.
La marmellata è rigorosamente fatta in casa: prugne, pesche, quel che c’è. La fa la nonna o gliela regalano le amiche. È sempre un po’ asprigna, perché la nonna dice che altrimenti la crostata viene stucchevole.
E poi c’è il mare: dalla terrazza si vede fino a Maratea e quando il tempo è proprio bellissimo anche Capo Palinuro. Di fronte ho l’isola di Dino e se faccio colazione la mattina presto mi fa compagnia il ronzio delle prime barche, anche se il mare è un centinaio di metri sotto di noi. Per sapere com’è il mare mi basta guardare l’isola e vedere se ha il bordo bianco (mare mosso) oppure no.

L’anno che ho fatto ripe di mate con Marilena, la signora del piano di sopra, mi mandava gli aeroplanini con le soluzioni dei problemi che non ci erano riusciti a lezione dal suo terrazzo al nostro.

(..non è solo la marmellata lo so..)

Un melone di ricordi

Ieri rientrando a casa faceva caldo e passando davanti alla gelateria nei dintorni ho pensato di offrirmi una sana granita di vero limone. La macchina era rotta, però c’erano i ghiaccioli “veri”: melone o mandorla. Mandorla non mi ispirava troppo e così ho scelto il melone.
Frullato di melone ghiacciato. Il primo morso per rinfrescare, il secondo per ricordare.

Secoli fa, San Nicola Arcella. Io al mare con la nonna. Notte, caldo, molto caldo.
Secondo me eravamo già andate a letto e ci eravamo svegliate per il caldo e ci siamo trovate in cucina. A bere un bicchiere d’acqua o di karkadè (te o karkadè erano sempre aromatizzati con la menta che cresceva nell’aiuola dell’agave e io mi ci pungevo sempre andando a stendere, ma questa è un’altra storia).
“Che ne dici, ci mangiamo un po’ di granita di melone?” chissà poi perché l’avevamo fatta, non me lo ricordo proprio. Troppi meloni in giro per casa? Un melone troppo maturo per essere mangiato con calma? Mah. Fatto sta che l’avevamo frullato e surgelato in una vaschetta e quella notte armate di cucchiai ci siamo messe a mangiarne un po’.
Fresco, gelido. Saporitissimo. Con il sapore che certe cose hanno solo nel cuore della notte.

(..difficile non collegare l’estate alla nonna, soprattutto agosto..)

Sketch: siamo quelli con l’audience più alto

F Amo, è successo un casino!
N ..
F io e il papà stavamo facendo il bagno in piscina e si è messo a piovere..
N sì..?
F eh, ci siamo bagnati!

****

N sì? Ah, ciao, sì, te la passo
F pronto?
S metti sul due che c’è una puntata di NCIS che non ho mai visto, non c’è neanche Ziva, dev’essere una cosa vecchia!

(..io e il papà facciamo cose strane, oltre al bagno quando piove ci telefoniamo ogni volta che troviamo in onda una puntata di NCIS che non ci aspettiamo..)