O tempora, o mores! (l’amante)

Il sig. N non usa il profumo e non lo ama particolarmente. Ogni tanto io lo avvicino munita di una boccetta di qualche essenza che gli hanno regalato, ne spruzzo un po’ in aria e lui ci passa in mezzo, così da avere solo un vago profumo (oltre che la massima attenzione delle gatte che osservano estasiate lo strano rituale).

Dato lo scarso uso che ne fa, io non riconosco quel profumo.
L’altra sera siamo usciti con amici e l’ha messo e la sera a letto prima di addormentarmi lo notavo come qualcosa di insolito.

F con quel profumo lì addosso, sembra di essere a letto con l’amante!

(..ovviamente il sig. N non ha apprezzato O.o)

D’erba appena calpestata

Al momento di salire in macchina mi ha detto “però guarda sto direttore della fotografia che luci che fa..”. Le nuvole si erano appena riaperte e la luce calda del tramonto inondava tutta la valle e mi son ritrovata a pensare che qui non si smarmella mica!

***

Ogni partenza è un ripasso, come rileggere un caro libro, io ripasso questa strada: sono terminati i lavori e il tratto tutto curve di stradina stretta in mezzo ai campi tra Villanterio e Santa Cristina e Bissone non c’è più.
Il pezzo che mi faceva sempre sghignazzare pensando a quel fanciullo appena conosciuto, vittima della sindrome di Ryoga, che minacciavo di abbandonare in mezzo al granturco dopo averlo fatto girare su se stesso, rimane solo nella mia memoria, sostituito da una strada larga a due corsie comode. Dove c’era il granturco quest’anno c’è il riso (sospetto non sia solo normale rotazione, è la prima volta che vedo risaie su questa strada).

Ho bisogno di un sano niente e con me ci sono quattro cd di musica italiana degli ultimi – uhm – cinquant’anni. Volume alto, canto a squarciagola. Ogni tanto sono così immersa nei pensieri che non ricordo neanche quale la canzone appena terminata. Il tempo c’è e quindi Rimmel passa due volte e anche Patrizia.. so solo che quando arrivo alla meta la sua maglietta fina è già volata via e lei sta soffrendo (e io impunemente la tronco a metà).
È proprio primavera inoltrata: il verde verdissimo, il fieno imbiancato di fiori, le acacie con più fiori che foglie, il grano con gli steli blu.

Quel che resta della mattina passa ozioso di chiacchiere e anche un pezzo del pomeriggio. Poi partiamo per una delle nostre spedizioni, a trovare l’ippovia. Io con Giove, il mio socio con Olly.
Un breve tratto tranquillo di viottoli, attraversamento del Tidoncello e di aie varie, poi la troviamo e ci troviamo a salire e salire e salire. Ad un certo punto proviamo a fare una variante di valico (e io rido come una pazza mentre lo dico, perché siamo veramente in alto e dominiamo tutta la valle) attraversando un pratone di costa, ma oltre c’è il seminato e non ci azzardiamo a rovinare un raccolto. Torniamo indietro e saliamo ancora un po’, prima di inventarci strade per scendere (non c’è gusto a far la stessa strada due volte).

Prima c’è il sole, poi le nuvole, ancora il sole. C’è vento, l’aria è bella, ronza dei trattori che tagliano il primo fieno. Giove è un patatone e Olly fa la scema, ogni tanto fa dei salti da gatto o si spaventa per delle sciocchezze ed è così prevedibile che io continuo a ridere.
L’atmosfera è così bella che diciamo cose tremende “ma che posto orrendo, senti l’aria come puzza, mamma che traffico..” come degli scemi. In effetti non incontriamo più di tre o quattro macchine, qualche trattore rallenta o si ferma al nostro passaggio per non spaventare Olly, una lepre ci attraversa la strada correndo come una matta.

Le gambe non sono più quelle di una volta e le due ore si sentono, ma una volta rientrati.. non voglio più scendere!

(..grazie sociuz, dimentico sempre quanto sia bello e vitale e necessario!)

Trash come solo io (reprise)

Che poi pensavo:

  1. alcune mi piacciono perché ci ritrovo cose che conosco. Tipo Brothers & Sisters mi ricorda un sacco la mia famiglia.. dove non siamo in 5, dove mio padre non è morto, dove io non ho sposato Rob Lowe (mannaggia..), però tante parti del tran tran sono proprio le stesse (miliardi di telefonate, pettegolezzo selvaggio, pezzi che se ne vanno per staccarsi dalla famiglia..)
  2. se mia sorella, dall’Inghilterra, finisce su RaiClick (o come si chiama adesso) a guardarsi tutta la saga di Capri, forse vuol dire che c’è qualche gene bacato in famiglia (di quelli che saltano una generazione, però)!

Trash come solo io

Il sig. N ordina i film per genere cinematografico: tutto quello che per lui è intollerabile e che è disposto a guardare solo sotto tortura, finisce etichettato come “Frieda” (come dire che non son degni nemmeno di un genere, certi film!).
Più o meno lo stesso si applica alle serie: a me è piaciuto molto “I delitti del cuoco”, mentre il sig. N non solo non ne ha guardato nemmeno una puntata, ma ha sbuffato pure di sottofondo per tutta la durata (e tutto sommato pare che tutta internet sia d’accordo con lui!).

(..quale sarà il prossimo flop che mi piacerà?)

Ode alla Forcella

La Forcella, per definizione, è una sola: quella del Pordoi.

Quando ero piccolina e facevo il Sellaronda coi miei, rompevo sempre le scatole al babbo perché io volevo fare la Forcella del Pordoi, soprattutto dopo quella malaugurata volta in cui mi portarono al rifugio in cima al Pordoi e io in funivia col naso incollato ai vetri a guardare quei pochi coraggiosi che la facevano.

Poi un anno sono andata in vacanza con degli amici e con uno di loro e col maestro matto che ci dava retta abbiamo organizzato la spedizione. Una data così importante da registrarla nelle FAQ!

Poi l’anno scorso sono tornata e la prima cosa che mi ha detto il maestro quando ci siamo incrociati sulle piste è stata “Quando andiamo a fare la forcella?”. Ecco, un richiamo a cui non so resistere.
Ho portato il sig. N in pellegrinaggio in cima al Pordoi a bere una cioccolata, ma lui non ha sentito la magia, ha detto solo per tutto il tempo che ero matta e che quella cosa lì non si poteva fare.

E invece si fa. Si percorre il panettone gelato e pieno di impronte, schivando i sassi, poi ci si tuffa nella valletta stretta fino al bivio con la Val Lasties, si tiene la destra e ci si prepara a sentirsi mancare il fiato, quando ti affacci sul muro e accanto hai solo pareti di granito immense e fa un caldo quasi innaturale, che di lì non ci passa nemmeno il vento. E poi è solo magia.

Dieci anni

Io li ricordo qui, nella maniera scarna della prima Wikipedia che ho conosciuto.
Sabato sera li abbiamo festeggiati a Milano e ieri mi sono appuntata un paio di cose che voglio ricordarmi:
* io brandendo un coltellaccio ho intimato ai presenti di intonare “Tanti auguri a teeeeeeeeeee” e, incredibile a dirsi, mi hanno dato retta
* ero vestita meglio che al mio diciottesimo compleanno e forse anche più emozionata
* la torta era più buona di quella del mio matrimonio
* le foto di Lyo sono proprio belle

Wow.

Lunga vita e prosperità

Il pomeriggio è stato lungo e polveroso, ma divertente. Io mi sono alternata tra supersgrassante (ho le mani devastate) e il cacciavite, mentre il sig. N armato di aria spray e santa pazienza installava Lubuntu e aggiungeva harddisk e ram a destra e a manca, la sig. ra C lucidava tastiere e mouse e mia cugina, passata quasi per caso a vedere come stava il suo Mac (a cui abbiamo cambiato l’harddisk e lucidato la RAM che era ammuffita!!), ci guardava un po’ come alieni.
Tra una celia e l’altra, una tazza di te e una fetta di crostata, tre pentium (due PII e un PIII) e due monitor CRT sono partiti verso una nuova vita: uno finirà in una classe delle elementari e gli altri due chissà, ma sicuramente sempre meglio che in discarica :-)

(..il sig. Spock e Tuvok sono certa che non se ne avranno a male se gli rubo il saluto..)

Con la sola imposizione della mano

Stamattina appena alzata ho trovato The Ciccion che dormiva sopra la cassettiera, ben incastrata tra le cose che ci vivono sopra e mi sono messa a stropicciarla.
Dopo meno di 7 secondi ho sentito un urlo e mi è toccato indagare.
Penny, muovendosi leggermente mentre la coccolavo, ha urtato il nuovo accappatoio arancione del sig. N che è ancora chiuso in attesa di dismettere uno dei due che usa (vediamo quale si autodistrugge per primo!) che è caduto a lato della cassettiera, prendendo in pieno la spina del deumidificatore, che ha pensato bene di non staccarsi, ma di tirarsi dietro il fruttino a cui è attaccata, distruggendolo e facendo saltare la corrente.
Il sig. N ha cambiato il fruttino, riattaccato la corrente e poi si è rimesso a urlare.
Al riavvio il suo meraviglioso pc nuovo, con un bellissimo raid1, ha segnalato un errore su uno dei due dischi, poi è partito lo stesso, poi si è freezato, poi si è riavviato, poi ha voluto essere convinto a ricostruire il disco spanato (7 ore e 30 min è la stima attuale di attesa).

Come dire? Chiamatemi maco!

Across The Tidoncello

Ad Opera inizia uno dei miei viaggi preferiti, imbocco la SP412 e svolta dopo svolta inizio il mio viaggio nella memoria.
Mentre Milano svanisce, iniziano le cascine, i canali, un pezzo di piana dove il cielo è bianco per nove mesi e spesso c’è la nebbia nelle stagioni più strane e si incontrano piccoli centri abitati che di notte ti compaiono davanti dopo chilometri di nulla.
Attraversi paesi con due strade che si incrociano e mentre sei lì che aspetti il verde al semaforo senti puntati addosso gli occhi dei vecchietti seduti fuori dall’unico bar che osservano la vita scorrere.
Non c’è provinciale tortuosa come questa, che si incontra e scontra con strade, campi, rotonde, e devia, si sposta, la segnalano ad ogni piè sospinto perché altrimenti la perderesti.
Tratti lunghi e ampi dove le macchine sfrecciano e poi di nuovo stretta come un sentiero per i trattori, passa in mezzo ai campi e segue le curve della proprietà: a sinistra il mio campo, a destra il tuo; quand’è stagione non vedi più avanti di qualche metro, immerso nel granturco fino oltre il naso.
Sorpassa qualche barlume di “civiltà” (l’ingresso dell’autostrada, qualche paesone) e poi tutto inizia a cambiare: arrivi all’inizio della VT che qui vuol dire Val Tidone e i paesi si fanno in qualche modo maestosi con la loro rocca al centro e tutto il resto intorno, piccoli ma dominanti dal loro nido. Si inizia a salire e improvvisamente ti accorgi che hai tirato un respirone: il paesaggio si fa di nuovo familiare e mentre osservi il colore delle viti e ragioni sulla prossima vendemmia, osservi il profilo delle colline, riconosci a vista i luoghi e pensi che stai per arrivare alla meta.
Il Tidone è lì, alla tua sinistra, mezzo vuoto e non è questioni di bicchieri ma di complimenti. I paesi scorrono veloci e tu li ripeti come una filastrocca, navigando a vista tra gli annunci di sagre e festività.
Poi arriva la tua valletta e attraversi il Tidone e ti inerpichi lentamente nel verde, osservando l’acqua nel Tidoncello e aspettando con ansia ogni curva: la meta è dietro la curva, ma quale curva?

(..girare a cavallo nel silenzio, sotto il cielo grigio che non ha nulla di spettrale ma che riesce ad accendere il verde dei campi, arrivare a mettere il naso nei boschi che iniziano ad arrossire e rilassarsi..)

Happy freecycle

Sono molto soddisfatta.

La società a cui squatto una scrivania si è recentemente compressa, abbandonando un piano di uffici e traslocando persone e cose nel piano superiore (quello dove abito abitualmente).
Il trasloco ha portato con sé polvere, casino, una marea di cose e la necessità di fare spazio in giro per farci stare persone e cose “nuove”. Per quel che ho potuto ho messo il veto a buttare qualsiasi cosa ancora usabile senza che l’avessi prima vista e avessi cercato di regalarla.

Quel che siamo riusciti a fare è stato:
* regalare una multifunzione, di quelle enormi a rotelle, ad una ONLUS che gestisce un canile
* regalare due monitor e circa 8 pc fissi (che rinasceranno a nuova vita con una distro di Ubuntu o simili) ad una ONLUS che fa cose pro Benin
* regalare un monitor ad un fanciullo
* regalare un Mac (Powerpc 7200) ad un appassionato
* acquisire n portatili (n non meglio definito, dobbiamo finire di smontarli e sostituirne i pezzi rotti per capire quanti alla fine andranno.. con buona pace del sig. N che ha lavoro assicurato fino a Natale) da usare per WMI o da ridestinare
* dare un portatile ad una scuola elementare per usarlo in classe
* pezzi vari ed eventuali rinchiusi in scatole e finiti nel mio box in attesa di valutazione da parte del sig. N

(..ci manca solo uscire e piantare un paio di alberi nel mezzo di qualche rotonda metropolitana e poi ci sentiamo proprio bene, ecco..)