Bianco latte

Il treno delle 08:07 previsto in arrivo a Milano Porta Garibaldi per le 08:29, si è degnato di arrivare alle 9 meno dieci.
Alla MM2 c’era coda ai tornelli (ma com’è possibile?), i vagoni della metro assomigliano a quelli della metro B.
Quando sono riemersa in piazzale Cadorna il cielo era bianco latte. Mi sono dimenticata di guardare a sinistra per intravedere la fontana.. almeno mi sarei sentita un po’ più a casa.

(..però sono almeno 20 anni che nessuno mi accompagnava in stazione ad Arcore, rimaneva lì in coda con me mentre compro il biglietto, per non parlare di attendere il treno insieme.. Roma mi manca? Veramente non ho ancora realizzato di essermi trasferita..)

Tutti insieme i brividi del mondo

L’odora di Stira&Ammira della caldaia che non accendiamo, che mi fa dormire con il pile nascondendomi agli attacchi di un Tigro indemoniato che vuol venire sotto le coperte ma poi preferisce mangiarmi; l’accanimento sulle mie spalle, che seduta alla tastiera sento tese e doloranti per tutto quello che ho in testa; le sceneggiature di Nathan Never che diventano così commoventi da farmi stare col groppo in gola, quasi come una signora che è riuscita a farmi piangere per un panino. L’inizio e la fine, il lungo addio che non dico, le cose che non saluto, le persone a cui lo dico quasi per caso. L’inizio che inizia senza di me che sono ancora qui, ancorata qui, che mi sento una zavorra sotto i piedi.. e devo andare di là a litigare e non voglio. Odio litigare. E mi faccio io i problemi che gli altri non si fanno e ancora non capisco perché. E sto cincischiando da giorni perché per me ormai sono fuori e non c’è più la tensione agonistica, né l’orgoglio e perfino il senso del dovere è ai minimi storici.
La finestra è di nuovo spalancata, non c’è vento. Stasera magari sistemo le piante.

(..il mio terrazzo, le mani nella terra, i boccioli, le foglioline nuove.. sono sempre una risposta)

Argh.

Detesto scoprire che il mio efficientissimo gmail mi censura delle mail (finiscono nello spam quando spam non sono..).
E odio i blog su Windows Live Space perché non posso commentarli (no, non intendo loggarmi tramite i loro processi di seghe mentali, mi rifiuto).

(..però stamattina ho iniziato la giornata facendo a gara su chi aveva avuto un inizio peggiore – non per altro sono la mascotte del club “Stanchi e incazzosi di prima mattina” – con due ometti diversi che mi hanno decisamente sconfitta..)

Monotematica

Sono stufa di essere monotematica. Scatolotematica.
Un amico mi ha appena invitata per una pizza e mi è toccato rispondere “mi spiace, ma sono di scatoloni stasera :-(“.

(..mi sto scatolando io.. fra un po’ faccio come Tigro e li rompo io..)

Ungaretti

È che si perde la poesia delle cose.
Lo spirito del gruppo che è quella persona nascosta che sai sempre cosa si aspetta da te e quando la tradisci fa male, ma fa ancor più male sapere che non c’è, che se n’è andata.
Quel guardarsi in giro e vedere ogni cosa ridotta al suo essere, senza luce, senza colore. Niente monitor in bianco e nero, per carità. I fulgidi colori del mondo rimangono, ma il colore vero quello che vedi ed è solo tuo non c’è. Come un’eclissi o una notte nera. Ci fosse un temporale vedresti i colori meravigliosamente falsati, godresti di tutta quell’acqua, annegheresti nel folle ticchettare.
Avanti, indietro, stare, restare, fermare.
Fermare ecco.
Quella è sempre stata la parola. Ma l’interruttore? Perso sotto la crocchia dei capelli, nascosto in prossimità del ginocchio sinistro, invisibile proprio davanti alla mia mano destra casualmente impegnata da un cucchiaio.
Come questo mal di testa che va, non va, forse resta. Rimango in ufficio? Parto? Lavoro? Cazzeggio?
Ma poi, qual è il senso? Perché un senso c’è sempre. Sarà forse in verticale, il senso della crescita, o in orizzontale, il senso dello sfaldamento, o forse trasversale, il senso che si spiega da solo.
Zanetti canta Parole con Mina e io parlo parlo parlo perché non ho voglia di smettere perché non capisco il senso di smettere né quello di continuare e come sempre ho paura che fermarsi sia come dormire sia come un po’ morire.
E allora torno all’ermetismo e quindi..
.

Mi spiace

Non ce la faccio, tutto qui.
Non sono a mio agio.
Non mi piace continuare a ribadire quel che è ovvio.
Non mi piace l’andazzo preso dal tutto.
Ho delle teorie, ma non sono lucida.
Per ora me ne tiro fuori, in futuro si vedrà.

(..essì c’entra il mal di testa, c’entra sta cazzo di SPM e c’entra che ho solo voglia di piangere per un po’ in santa pace, magari in silenzio..)

Delusioni

Stasera io e i miei ospiti torniamo a casa ricchi solo di delusioni.

(..a quanto pare tutti abbiamo sbagliato qualcosa..)

Quella che ci vede benissimo

Appuntamento stamattina alle 6 (ora locale, mezzanotte in Italia) per chiacchierare via Skype col signor N.
Peccato che la connessione, che ieri sera andava benissimo, fosse morta..

(..e mi si è anche rotto l’orologio. Next Wikimania, please, in Lourdes!!)