Mi sono appena resa conto che l’annuncio per il mio prossimo lavoro richiede tra gli essential skills “Must be a native English speaker”.
Cheppalle!
(..o la mia tecnica di lettura veloce deve migliorare..)
Pensate a cose straordinarie, saranno loro a portarvi in alto
Disegnate una retta inclinata a 150°, immaginate di rotolare sulla retta da sinistra verso destra e osservate il vostro moto sull’asse verticale.. :-((
Mi sono appena resa conto che l’annuncio per il mio prossimo lavoro richiede tra gli essential skills “Must be a native English speaker”.
Cheppalle!
(..o la mia tecnica di lettura veloce deve migliorare..)
Mi rendo conto che per il mondo è incomprensibile, ma quando nomino una certa stella pelosa a me prende un magone incredibile..
Il problema non è la posta ordinaria, a meno che non mi soffermi a pensare alla litigata fatta con Enel perché la loro bolletta mi è arrivata scaduta da un mese.., ma i pacchi.
Da più di un anno compro la maggior parte dei libri online (sono pigra!) e principalmente su Bol.
Quando stavo a Roma dopo essermi fatta recapitare il primo pacco a casa e aver perso una mattina per recuperarlo in culonia, ho iniziato a farmi spedire i pacchi in ufficio. È sempre andato tutto liscio.
All’inizio di dicembre col signor N abbiamo fatto gli acquisti di Natale: quest’anno agli amici maschietti abbiamo regalato materiale cartaceo principalmente fumettoso.
Il primo pacco l’abbiamo trovato sulle scale condominiali. Un caso? Riproviamoci.
Il secondo pacco (degli arretrati di bonellume vario) l’abbiamo trovato sulle scale condominiali. Un’incazzatura? Un’incazzatura. Con tanto di reclamo alle poste.
Il terzo pacco (materiale della UE) l’abbiamo trovato sopra la cassetta delle lettere che sta in strada, sebbene ci entrasse tranquillamente. Un’incazzatura? No, due perché stavolta il pacco l’ha trovato il signor N. Il giorno dopo abbiamo incrociato il postino per strada e con estrema delicatezza gli ha detto che se il pacco non ci sta, gentilmente, di lasciarci il cartoncino giallo.
Il quarto pacco (materiale pubblicitario e croccantini dell’Eukanuba) l’abbiamo trovato sopra la cassetta delle lettere che non solo sta sempre in strada ma ci piove pure sopra. Ovviamente pioveva. Siccome un paio di giorni dopo dovevo andare in posta a ritirare una raccomandata, ne ho approfittato per lagnarmi di persona.
Dopo una breve analisi, qualche scusa, qualche spiega, le uniche soluzioni sono sembrate:
1. affittare una casella postale (ma perché devo pagare un servizio perché un altro servizio non funziona?)
2. farsi inviare le cose “fermo posta” alla modica cifra di 0.26€ aggiuntivi, da pagare all’ufficio postale per la giacenza (figo! peccato che l’ufficio non mi avvisi se mi arriva qualcosa fermo posta e io non possa nemmeno telefonare per chiedere.. o faccio una gita tutti i giorni o mi attacco)
Nel mezzo c’è stato un altro pacco di libri, consegnato da un corriere Eboost. Corriere delle poste. Ovviamente sulle scale condominiali..
Il quinto pacco (Harry Potter per me e Travaglio per il signor N) me lo sono fatta arrivare in ufficio, perché se funzionava a Roma non vedo perché non dovrebbe funzionare a Milano.
Il pacco non è arrivato. Dopo 3 settimane dalla spedizione è arrivato il tagliandino bianco che mi invita a recuperarlo all’ufficio centrale di Cordusio.
In un ufficio aperto in tutti i giorni in cui la posta consegna (eccetto il sabato, ma non c’erano i 2 tentativi?) con una portinaia che riceve la posta e dove tutti i pacchi/corrieri/ecc. sono sempre arrivati, mi chiedo come abbia fatto ad arrivarmi un tagliandino bianco..
(..e non è nemmeno una strillettera :-|)
@update: ho appena ritirato il pacco a Cordusio4, sopra c’è scritto che non l’hanno consegnato perché il citofono è inesistente. Rientrando dalla pausa pranzo mi sono fermata a contare: ci sono 5 diversi citofoni per la mia società, con il nome sempre bene in evidenza. Forse il problema è che manca la trascrizione in braille.. :-|
Ieri sera il signor N mi ha chiesto di passargli un fumetto, per fermarsi un attimo.
Al secondo tentativo gli ho portato “Dieci anni di Calvin & Hobbes”.
5 minuti dopo l’ho trovato fermo sulla storia del piccolo procione.
C’era una volta un gatto grande come una mano, che era stato molto desiderato e alla fine era arrivato nella sua famiglia in un pomeriggio di fine maggio.
Il gatto grande come una mano, alla vista del suo papà si era rifugiato sotto un tavolo e da lì soffiava con fare da leone a qualunque cosa si muovesse nei dintorni, finché la sua mamma, incurante del pericolo, lo prese per la collottola e lo stanò.
Dopo qualche tempo, e in seguito a molte moine, il papà riuscì a convincere il feroce gatto grande come una mano a fare le fusa.
La storia del gatto grande come una mano è durata esattamente 8 mesi e 10 giorni.
Stamattina Tigro è andato “in ufficio” a casa dei nonni e stasera dopo un’ora di ricerche l’ho trovato a mezzo chilometro da casa dei miei, sul marciapiede. Sembrava dormisse, anche se sapevo che non era vero. L’ho accarezzato sperando che gli occhi mi stessero ingannando. Le orecchie erano morbide, il pelo soffice. Il resto rigido.
Ci sono dei gatti grandi come una mano destinati a rendere tanto felici le loro famiglie, ad avere una vita piena (di coccole, di affetto, di giochi e di Fiorina) pur durando lo spazio di una stella cadente.
Tigro adesso dorme sotto una magnolia. Questa primavera credo avremo una fioritura meravigliosa.
Mao.
Io mi ricordo i sorrisi. Tutti quei sorrisi a qualunque ora del giorno e della notte.
E quell’ultimo libro che io leggevo ad alta voce perché non ce la faceva più.
E lo sguardo che ha avuto da quando ha deciso che non c’era motivo di continuare.
Per me morfina vuol dire sparizione, quegli ultimi giorni in cui dormiva sempre.
Io mi ricordo tutti che piangevano e io che non potevo farlo, non volevo farlo.
E i fiori. Due sacconi da riciclo secco pieni di fiori, colti quella mattina in giardino e nei vasi.
Era novembre, ma come adesso c’era il sole.
(..il titolo e il pensiero e le sensazioni e il niente vanno a lui..)
“È la seconda volta oggi che qualcuno mi dice che ho l’aria stanca. Di solito significa che sono invecchiata.” (cit.)
(..alla macchinetta del caffè un collega mi ha detto che ho l’aria stanca. Non so se significa che sono invecchiata ma di sicuro non è il migliore degli auspici per iniziare la settimana..)
Lunedì sera devo fare una consegna ad un cliente.
Un’ora fa mi hanno chiesto una beta (illusi! più di una alfa non concedo) per stasera.
Sarà per quello che mi è venuto un devastante mal di stomaco?
Riesco a rompere i coglioni sia sulla lista dell’associazione che su quella del direttivo.
(..son soddisfazioni..)
Ieri sera a cena dai quasi-forse-uhm-suoceri e al ritorno l’autostrada chiusa.. quasi 2 ore per un percorso che a quell’ora richiede mezz’ora scarsa.
Poi ho dormito sì e no metà notte perché la testa mi scoppiava.
Stamattina sembrava meglio ora è di nuovo peggio.
In compenso il treno stamattina ha fatto solo 10 minuti di ritardo.
(..qualche molecola di Frieda si sta rendendo conto che ehilà! abbiamo traslocato..)