Ho un sacchetto di mele sulla mia scrivania in ufficio. Le mele mi fanno sempre pensare a Jo, che si chiudeva in soffitta con le mele e il suo romanzo a scrivere come una dannata. Io non ho una soffitta, le mele mi piacciono a fasi alterne della vita ma lo scrivere mi perseguita sempre. Quaderni, appunti, diari, blog, agenda, calendario, post it. Ieri sera lasciavo messaggi a una fanciulla che lavora con me appiccicandole post it sulla tastiera invece di mandarle una mail.
Capita così di iniziare una giornata sconfortata, 8 ore esatte dopo essermene andata dall’ufficio ci sono di nuovo dentro.. nel frattempo mi sono beccata un’acquazzone che poi è diventato una grandinata, ho perso il senso dell’orientamento grazie ad una strada chiusa per allagamento, ho mandato sms scemi, ho abbracciato stretto il signor N che mai come ora c’è, ho mangiato schifezze da sola sul divano col pc nuovamente in braccio, incazzandomi per alcune mail e intrattenendo conversazioni ambigue su skype mentre una gatta cercava di ciularmi il cibo, mi sono goduta l’acquazzone che mi ha nuovamente raggiunta, ho dormito, ho fermato e rimesso la sveglia, ho fatto la doccia, chiacchierato, pensato, ho preso la macchina e mi sono buttata nel traffico, ho pensato ai problemi di un amico e l’ho chiamato, mettendomi a discutere a orari impensabili dei problemi di un cookie e di come un hacker rumeno potesse aver fatto saltare un sito, ho parcheggiato sulle strisce gialle strafottendomene come da giorni ormai, ho armeggiato con le chiavi perché non ho ancora memorizzato in che verso inserire la chiave, ho spalancato la finestra del mio ufficio perché qualcuno ha spento il condizionatore o forse non va di nuovo.
Sono preoccupata per i soldi, per il sabotaggio del meeting, per le scadenze e soprattutto per le persone. Il problema non sono tutte le cose che faccio.. sono più quelle che non faccio perché non ci sono le condizioni.. e soprattutto pesa il peso delle responsabilità, delle cose non dette che non sono cretina e vedo che abbondano, delle non certezze con cui mi nutrono tutti i sacrosanti giorni e che io testardamente cerco di trasformare in certezze, impegnando l’unica cosa che ho: me stessa.
(..Jo sono io..)