Aspettami oppure dimenticami

Stamattina alle 3:25 ero in giro per casa.
Non perché io soffra d’insonnia o per qualche altro ragionevole motivo, ma semplicemente perché mi ha svegliato il mal di testa.
Mi sono alzata, sono andata per prendere una pastiglia, non l’ho trovata, ho cercato nella borsa e nello zaino, non l’ho trovata, sono andata in camera e cercando di far meno rumore possibile per non svegliare il sig. N, ho iniziato a rovistare nelle mie borse, che a volte mi capita di ritrovare dei blister sperduti. Niente. Nada.
Mentre camminavo in giro per casa con le gatte al seguito (quando mi alzo in piena notte si preoccupano e iniziano a seguirmi) ho deciso di prendere qualcos’altro, anche se di solito non serve a niente, e di farmi una doccia.

La doccia è una scoperta relativamente recente delle mie notti col mal di testa: bollente mi aiuta a sbloccare lo stomaco (che va rigorosamente in tilt) e a “digerire” la pastiglia, e il getto forte (il più forte e diretto possibile) massaggia la testa dandomi un po’ di sollievo. Quando esco dalla doccia il male non è passato ma è un po’ migliorato.
Con addosso l’accappatoio sono tornata a stendermi a letto, sperando che la pastiglia alternativa aiutasse almeno un po’. Non ho però pensato che a casa nostra l’accappatoio è sinonimo di gioco per i gatti: quando usciamo dalla doccia entrambe le gatte ci vogliono un po’ più bene e con l’accappatoio indosso sono autorizzate ad arrampicarcisi addosso, dato che la spugna spessa non permette alle unghiette di devastarci.
Mi stendo, dicevo, e dopo un attimo un’enorme gatta nera mi balza sulla pancia, sdraiandosi comodamente; dopo un’altro attimo sento qualcosa di fuseggiante che da accanto al letto si solleva per strusciarsi contro la mia spalla.

Con una mano che coccolava un felino accanto al letto e l’altra appoggiata al felino sopra la pancia, mi sono riaddormentata.

(..e comunque la pastiglia alternativa non ha fatto granché e ho *ancora* mal di testa. Millenni fa, quando abitavo coi miei, prima di scoprire la doccia notturna, camminavo in silenzio per la casa buia e spesso mi addormentavo in qualche angolo improbabile..)

Là dove c’era l’erba ora c’è..

..un bel tubo.
Nel senso che ieri avevamo quasi una casa e oggi non ce l’abbiamo più.

La trattativa più impegnativa della storia, che si è protratta per due mesi e che ci ha visti di fronte ad un blocco di granito, si è conclusa ieri sera con un nulla di fatto dovuto al pessimo carattere del venditore e all’impossibilità di tornare indietro (non compro casa da uno che mi manda a stendere).

Da sabato si ricomincia.

(..cercare casa è un lavoro..)

Ciliegie e disgrazie

Giannino Stoppani diceva che le disgrazie son come le ciliegie, quelle buone, arrivano a due a due.

Stamattina alle 7 (quanto odio il suono del telefono la mattina presto, porta solo cattive notizie!) ha chiamato mia suocera per dirci che stanotte la nonna del sig. N è caduta andando in bagno, si è rotta il femore e l’hanno dovuta nuovamente ricoverare.

Povera nonna, l’avevamo dimessa giusto ieri mattina..

Verrà la morte

e avrà i tuoi occhi. Questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo.
Lo scriveva uno che di morte se ne intendeva e questi pochi versi me li porto dietro e dentro da tempo immorabile. Ricordo vagamente che sono incisi in uno dei miei diari, forse delle medie, accanto ad una foto di due occhi, accuratamente tagliata da un giornale. Io non capivo esattamente di cosa parlasse questa poesia ma mi colpiva la sua forza, il suo candore.

Non ho parlato molto di morte da queste parti: le grandi gioie, così come i grandi dolori, mi lasciano senza parole o almeno senza parole di quelle che voglio rimangano scritte.

S.o.c.

È ora di cambiare tema. Il pirata a bordo della Yanez non mi rappresenta più, ce ne vorrebbe uno intrappolato a testa in giù nel sartiame, e appena si muove un po’ per cercare di liberarsi, scopre che un’altra fune si tende più stretta, sempre più vicina al collo.
Manca l’aria, mancano le idee, ci si applica solo e in continuazione per sanare i casini che altri mettono in piedi e non c’è via di scampo: i problemi sono nmila e se sei capace di risolverli prima o poi arrivano tutti a te. Poi ci sono i mondi ideali, che nascono Miyazaki e diventano Dario Argento (forse dovrei darmi al tritolo).
C’è il sole, ma l’aria non ha l’odore giusto, e non so perché questa volta mi prenda così, ma non ci posso fare niente, se non aspettare che passi, che tanto parlarne non aiuta; è che descritto a parole sembra futile e sciocco, alla stregua di un capriccio.
Poi ci sono le cartine, i bacilli, il mal di testa, l’enorme gatto nero, la spesa da fare (ma non voglio uscire di casa), gente a cena (non voglio vedere nessuno), il rumore della lavastoviglie, i bambini al parco sotto casa (godiamoceli per le ultime volte).
Ci sono prospettive temporali che mi terrorizzano, con tutti i loro fatti certi dal risultato incerto e tutte le cose che devo fare fino ad allora, che continueranno a vivere sotto la spada di Damocle e non c’è modo di uscirne se non aspettare e non c’è modo di tutelarsi se non esserci e io non so per quanto ancora.
E a quelli che si svegliano oggi ingenui che non sapevo, non immaginavo e allora tu, andatevene un po’ affanculo.

Moment act.

(Sipario)

Dati di fatto

Siamo a metà febbraio, la stagione sciistica è iniziata da oltre due mesi e mezzo e io sono riuscita ad andare a sciare solo una volta. A Barzio.
La settimana bianca è saltata e di weekend sulla neve non se ne prospetta nessuno all’orizzonte.

Mi chiedo a cosa serva l’inverno..

(..sono troppo vecchia e troppo stanca per alzarmi prima delle sei la domenica!)

Sfugge agli sguardi sa che conviene

È come stare seduti su un promontorio e guardare il mare.
E in mezzo al mare c’è una nave da crociera, popolosa, dove ballano e cantano e si divertono.
E la nave punta dritta verso il promontorio.
Qualcuno dei passeggeri se ne è accorto, ma è stato rapidamente rassicurato “il comandante sa cosa fa, al momento giusto virerà”.
Solo che il comandante non c’è.. non è al timone, è a zonzo per la nave e non si cura di quel che succede.

Vedo la nave che si avvicina inesorabilmente al mio promontorio, senza nessuno al timone e il timone bloccato per tenere questa rotta. Non posso fare niente per i passeggeri, non posso nemmeno dirgli che si schianteranno perché il comandante è ancora in tempo (pare) per sbloccare il timone e virare.

Ma il comandante non compare e dal mio promontorio posso solo osservare angosciosamente la nave che si avvicina alla sua fine.
E sperare silenziosamente che il capitano faccia il suo dovere.

..e noi imperterriti col cucchiaino

Stiamo svuotando l’oceano con un cucchiaino.
Intorno a noi piove e i ghiacci si sciolgono e noi imperterriti col cucchiaino.
Il mondo intorno scarica schifo liquido, il livello degli oceani si alza e noi imperterriti col cucchiaino.

Ora che lo guardo meglio noto che il mio cucchiaino è pure bucato.

(..e noi imperterriti col cucchiaino..)