Tanto per ridere

Giovedì bevendo qualcosa con un amico mi sono sentita per un attimo astemia:
C cosa bevete?
F un bicchiere di vino bianco
C ..e per lei?
A qualcosa di alcolico..

A proposito dell’iPad, continuo a sghignazzare ripensando a questa scemenza by Luca Sartoni.

Ieri passavamo per Lugano, in macchina, insieme ad una coppia di amici e commentavamo gli oggetti che galleggiavano sull’acqua:
F le paperelleeeeeeeeee!
N la moto d’acqua..
A guardate che bel trattore!

Ode alla Nivea

Non c’è un errore nel titolo, non intendevo “Nives”, no, no, ce l’ho proprio con la Nivea. NI-VE-A. Bianca, soda.. barattolo blu, di latta, tondo. Quello.
Ci pensavo stanotte, mentre al buio allungavo una mano verso il cassetto del comodino, dove al tatto riconosco subito il barattolo (quello “normale” sia chiaro, perché quello piccolo non si può vedere che lo perdi e finisce subito e quello grosso stufa perché non finisce mai ed è ingombrante): la sensazione familiare del mio dito che sprofonda nel bianco, morbido, mi è familiare da più di trent’anni.
Quando ero piccola la mattina non si usciva di casa se non m’incremavo la faccia con la Nivea e la nonna non mi aveva picchiettato le guance (duplice funzione di massaggino rassodante e di assorbimento rapido della crema); un giorno che mi hanno propinato un famoso sostituto (Leocrema) l’ho annusato e sono fuggita sdegnata (in seguito ho anche controllato la consistenza e non c’eravamo proprio).
Narrano le leggende di famiglia che ancora più piccola e lasciata un pomeriggio con la babysitter io abbia accuratamente ricoperto la trapunta del lettone dei miei con il contenuto di un barattolo di Nivea.. (nessuno sa che fine abbia fatto la trapunta e se, quindi, la Nivea sia lavabile).
È un legame così profondo che i barattolini in casa sono due: metti che ne perda uno..

(..no, non mi paga il sig. Nivea. Da oltre trent’anni sono io che finanzio lui e non viceversa. Sì, il sig. N lo sa e non è geloso!)

Gattologo

Stamattina un’enorme gatta nera correva per casa inseguendo il suo cibo. Detto così suona molto nobile: avendo trovato un topo/tacchino/insetto in giro, la gatta nera lo inseguiva per nutrirsene; in realtà quello che stava accadendo è che prendeva le crocchette dalla ciotola ad una ad una, le lanciava in giro e le inseguiva per mangiarsele facendo dei saltoni come un prode cacciatore.

Poco fa ero, come ora, sul divano, col laptop in grembo e stavo lavorando. La Ciccion è uscita dalla loro cesta, ha disceso le librerie, e camminando sullo schienale del divano è arrivata da me. Mi ha piantato le zampe sul petto e si è comodamente sdraiata, riducendo la mia operatività a zero.

(..la porterò dal gattologo, io, altroché! Non si può mica andare avanti così :-D)

Corso fidanzati

Ieri siamo stati dal “parroco” (la situazione parrocchie di Arcore è un po’ complicata..) della parrocchia vicino ai miei, per iscriverci al corso fidanzati. A meno di non spostarci altrove (dintorni o più plausibilmente Milano) è l’unica chance che abbiamo.
Non conoscevo questo prete e devo dire che non ci è piaciuto particolarmente.. non che abbiamo fatto grandi chiacchiere, ma diciamo che non mi aspetto molto da questa esperienza. I “docenti” saranno appunto il prete, due coppie (sperem!) e una dottoressa.
Immagino che il programma del corso sia piuttosto standard: 7 incontri da due ore più la consegna dell’attestato. Un incontro conoscitivo, uno di visione film (ma noi saremo in settimana bianca.. il sig. N già sta festeggiando!), uno sulla fede (e sarà un tormento, lo so.. il sig. N, ateo e mangiapreti, darà il meglio di sé), il sacramento, la fedeltà, i metodi naturali (tormento per entrambi, dato lo scetticismo: l’unico metodo naturale funzionante è l’astensione) e infine uno sulla comunità.

Vedremo..

Laboratorio stampanti

Oggi è la seconda volta dall’inizio delle vacanze che il nostro tavolo si trasforma in un laboratorio.
La prima volta è toccata alla mia vecchia HP: dopo essere stata per 6 mesi su una sedia, finalmente ci siamo decisi. Il sig. N ha tirato fuori i suoi strumenti, io la mia collezione di cacciaviti e a colpi di “Oh, s’è rotto”, macchie di inchiostro e qualche operazione corretta (più del sig. N, mi tocca ammettere, che mia) abbiamo smontato la stampante separando plastica/ferro/componenti elettronici e recuperando viti/molle/motori passo-passo/cose che non conosco.
Oggi è stato il turno della Lexmark di famiglia del sig. N, che abbiamo recuperato dai suoi il primo dell’anno.
Il sig. N recupera i pezzi che magari gli serviranno in futuro per le sue creazioni (oggi gli ho detto che secondo me i nostri figli erediteranno una montagna di viti..) e io posso rilassarmi svitando tutto quel che mi capita a tiro.
Plastica e ferro poi finiscono negli appositi contenitori condominiali nel pattumaio, mentre i componenti elettronici li dò al babbo, che una volta alla settimana passa in discarica (“Papà ma tu fai i punti discarica invece dei punti fragola?”) e me li smaltisce.
Se ben ricordo dai “suoceri” ci attendono un’altra stampante e un paio di videoregistratori, per altri pomeriggi di relax.

(..tutta questa attività attira un sacco l’attenzione di Minou, che si piazza su una sedia accanto a me e sbircia, probabilmente nella speranza di riuscire a fregare qualche pezzo con cui giocare!)

Felice 2010!

Quel che di buono ha portato in una scodata finale il 2009 è stato l’aver trovato il parroco!
E così siamo riusciti a fissare la data (26 giugno, pomeriggio) ovviamente nella speranza di non avere problemi col ricevimento :-p
Oggi andiamo dall’altro prete per iscriverci al corso fidanzati e poi magari mi ricorderò anche di telefonare al celebrante per dirgli: “Ce lo celebri?”. Giusto se mi ricordo, ecco.

(..buon anno! Qui non ci siamo ancora fermati un attimo..)

C’era la luna, c’erano le stelle

C’era una volta un piccolo blog (85 post in tutto), su una piattaforma orrenda (Tiscali), che ha vissuto serenamente per poco più di un anno, poi si è dimenticato di sé.
Poi è rinato con una nuova pelle e ogni tanto tornava a guardarsi nelle vecchie vesti così egocentriche (si chiamava IO – quello che faccio (poco!), quello che dico (caxxate), ma soprattutto quello che penso)

Finalmente ho finito di importare qui tutti i vecchi post.

Mi sono divertita e rivissuta a rileggermi e mi sono ricordata del piccolo mondo dove leggevo un papà con bimba, una fanciulla con figlio e nuovo fidanzato (più giovane!), di una informatica dalle tante passioni, di un fantasmino che aveva smesso di bloggare ma mi curava. È stato proprio un bel periodo.

(..c’era una nuova emozione sulla pelle..)

Quella volta che

Un’amica mi sta facendo notare che è al computer per una conference call durante una cena a casa del fratello.
Non che sia consolante, ma mi è tornato in mente che un paio d’anni fa (se la memoria non m’inganna), mi sono presentata ad un matrimonio munita di computer.. per non fare torto né agli sposi né all’impegno improrogabile che avevo.
A metà del pranzo mi sono isolata su un tavolino, ho acceso il pc, aperto la connessione a internet, sono entrata in IRC e ho iniziato a presentare un progetto per una gara.
Dopo un po’ sono venuti a chiamarmi per il taglio della torta, ma io non potevo muovermi.. il padre della sposa era decisamente seccato!

Insomma, la gara non l’abbiamo vinta, il padre della sposa non mi perdonerà mai, gli sposi forse pure (li vedo sempre meno.. dipenderà da quello?) però, ecco, io lo rifarei :-D

Frammenti

Il treno mi fa venire invariabilmente sonno. 16 minuti che siamo partiti e io già inizio a sbadigliare..
Ho riempito il computer di cose da fare durante questo viaggio e mi sto già chiedendo se concedermi un pisolino o meno, o meglio, quando.
I rumori della prima sono quelli di un ufficio.. non ci sono conversazioni famigliari da origliare, problemi comuni su cui sorridere; ci sono gli Zampetti del nuovo Millennio (ma per quanto, ancora, sarà nuovo questo Millennio?) attaccati al cellulare che parlano tenendo un mezzo tono che vorrebbe non disturbare, ma arrivare comunque forte e chiaro a chi sta all’altro capo della cornetta (ci sono ancora, tra l’altro, le cornette?). Il massimo dell’emozione è stata una sciura (di quelle bene, per intenderci) che ridacchiando ha confidato ad un conoscente che c’è stato un errore e hanno assegnato lo stesso posto a due persone e che lei è stata spedita in seconda.. la descrizione del posto assegnato mi ha ricordato certi annunci immobiliari.