Alle 6 suona la sveglia.
Io mi alzo, metto lo stereo sul letto e accendo la radio.
Vado in bagno. Poi mentre mi vesto l’orrendo gatto si degna di svegliarsi e inizia a rompere le scatole che ha fame.
Preparo la sacca, ricordandomi la cuffia (ne ho già comprate due per sopperire alla dimenticanza!!) e i vari pezzi di vestiario per travestirmi, dopo, da “donna che lavora”.
Do da mangiare al gatto, tolgo l’antifurto e poi lo faccio uscire. Spengo la radio, prendo la sacca e salgo in macchina.
Se tutto è andato bene sono le 6:30.
Fra 45 min sarò fuori dalla piscina per iniziare la mia giornata.
Essere la prima a entrare in vasca è bellissimo. L’acqua è praticamente ferma, intonsa: è da ieri sera che riposa. La piscina non è ancora troppo rumorosa, posso sentire la musica e dimenticare il brivido del primo freddo contatto.
Poi inizio a nuotare… precisa come un orologio svizzero, mi attendono 10 vasche a rana come riscaldamento.
Nuotare a rana ha un che di armonioso: se il ritmo non è eccessivo il corpo si snoda, un vago serpente sinuoso che sposta l’acqua e si lascia accarezzare.
Respiro, una spinta dal bordo e rimango in posizione finché non finisce l’aria o la spinta! Respiro e inizio a nuotare: occhi aperti, niente occhialini, scruto avanti e penso che c’è una sottile perfezione nel nuotare senza espirare né emergere ad ogni bracciata per inspirare.
Mentre nuoto a rana recupero la mia sensazione di liquidità.
Poi mi giro e parto col dorso. Altre 20 o 30 vasche, a seconda del traffico, dell’umore, degli impegni della giornata.
Nuotare a dorso è metodico: le gambe sono un “circuito batch” continuano a sbattere senza ulteriori comandi, le braccia sono un pendolo: sinistro, acqua, destro, acqua. Un moto armonico che concilia la riflessione e il rilassamento.
Stamattina pensavo: il corpo umano è composto in larga parte di acqua. Una volta immerso nell’acqua è solo acqua”membrana”acqua. Un po’ come un gavettone nella vasca da bagno.
Un po’ si muove, un po’ sta fermo. Un po’ galleggia, un po’ affonda. L’acqua dentro e l’acqua fuori si muovono. Quasi mai nello stesso modo… ma a volte succede.
Se rimango sdraiata per ore sulla battigia, lasciandomi trasportare avanti e indietro dalle ondine, quando me ne vado qualcosa dentro continua ad ondeggiare con le stesso ritmo.
Se sonnecchio su un materassino al centro del lago, il vento mi culla e mi muove, e quella sensazione rimane anche quando torno a casa.
(..postato da GavettonaChee..)