Devo smettere di frequentare gli zoo?

Sabato notte ho fatto un sogno inquietante e denso di significati… che mi ha un po’ sconvolta (nel senso che mi sono svegliata strana, come se il sogno fosse reale).
Mi ricordo poco di come iniziava ma so che, alla maniera dei sogni, ero ‘fidanzata’ con un felino (forse un puma) ma avevo un rapporto profondo con un uomo, che a tratti era il mio ex.
Poi il branco del puma mi attaccava perché era contrario alla nostra relazione.
Il “mio” puma mi difendeva, ma poi mi lasciava perché la nostra relazione era impossibile.
Allora tornavo dall’uomo, anche se non sapevo bene perché, se per essere consolata o per intessere una relazione con lui, e lui mi diceva sconsolato che sapeva che ero ancora legata al puma…

Che vorrà mai dire?

(..postato da SognamoChee..)

Estate

Che si fa quest’estate?
Gorsch! Il mio capo mi ha chiesto di compilare il piano ferie e io.. non so da che parte cominciare!
Non so cosa fare, né con chi… figuriamoci quando.

In realtà sto pensando di riciclare un’idea dell’anno scorso.. un campo di volontariato. Niente di ‘particolare’… qualcosa di ambientalistico. Legambiente o il WWF, altro non ho visto in giro.

Ma forse devo muovermi e pensare più in fretta, che la fine di Agosto è dietro l’angolo!!

Acqua sei e acqua ritornerai

Alle 6 suona la sveglia.
Io mi alzo, metto lo stereo sul letto e accendo la radio.
Vado in bagno. Poi mentre mi vesto l’orrendo gatto si degna di svegliarsi e inizia a rompere le scatole che ha fame.
Preparo la sacca, ricordandomi la cuffia (ne ho già comprate due per sopperire alla dimenticanza!!) e i vari pezzi di vestiario per travestirmi, dopo, da “donna che lavora”.
Do da mangiare al gatto, tolgo l’antifurto e poi lo faccio uscire. Spengo la radio, prendo la sacca e salgo in macchina.
Se tutto è andato bene sono le 6:30.
Fra 45 min sarò fuori dalla piscina per iniziare la mia giornata.

Essere la prima a entrare in vasca è bellissimo. L’acqua è praticamente ferma, intonsa: è da ieri sera che riposa. La piscina non è ancora troppo rumorosa, posso sentire la musica e dimenticare il brivido del primo freddo contatto.
Poi inizio a nuotare… precisa come un orologio svizzero, mi attendono 10 vasche a rana come riscaldamento.
Nuotare a rana ha un che di armonioso: se il ritmo non è eccessivo il corpo si snoda, un vago serpente sinuoso che sposta l’acqua e si lascia accarezzare.
Respiro, una spinta dal bordo e rimango in posizione finché non finisce l’aria o la spinta! Respiro e inizio a nuotare: occhi aperti, niente occhialini, scruto avanti e penso che c’è una sottile perfezione nel nuotare senza espirare né emergere ad ogni bracciata per inspirare.

Mentre nuoto a rana recupero la mia sensazione di liquidità.

Poi mi giro e parto col dorso. Altre 20 o 30 vasche, a seconda del traffico, dell’umore, degli impegni della giornata.
Nuotare a dorso è metodico: le gambe sono un “circuito batch” continuano a sbattere senza ulteriori comandi, le braccia sono un pendolo: sinistro, acqua, destro, acqua. Un moto armonico che concilia la riflessione e il rilassamento.
Stamattina pensavo: il corpo umano è composto in larga parte di acqua. Una volta immerso nell’acqua è solo acqua”membrana”acqua. Un po’ come un gavettone nella vasca da bagno.
Un po’ si muove, un po’ sta fermo. Un po’ galleggia, un po’ affonda. L’acqua dentro e l’acqua fuori si muovono. Quasi mai nello stesso modo… ma a volte succede.

Se rimango sdraiata per ore sulla battigia, lasciandomi trasportare avanti e indietro dalle ondine, quando me ne vado qualcosa dentro continua ad ondeggiare con le stesso ritmo.

Se sonnecchio su un materassino al centro del lago, il vento mi culla e mi muove, e quella sensazione rimane anche quando torno a casa.

(..postato da GavettonaChee..)

Oggi mi faccio i mood miei

Non ho ancora capito come sto messa oggi.

Stamattina in macchina imbottigliata nella solita A4 ascoltavo Tiziano Ferro (embè? Che ci posso fare? Mi piace!) e cantavo a squarciagola.. dovevo fare anche delle smorfie se una famigliola è passata guardandomi fissa e indicandomi.. e sono arrivata in ufficio allegra.

A pranzo ero mutola, completamente “asciugata” dal nuovo collega.. è due giorni che è tra noi ed è già un tripudio di pasqa-pensiero “Perché noi dobbiamo fare così” Noi? Noi chi? E poi: così? Ma così come?

Oggi pome arrabbiata. Ma non so bene con chi ne perché.
Al solito, ho un sacco di teorie, ma nessuna mi soddisfa in pieno.

“Chi non lavora non fa l’amore” ed io mi domando “E gli stakanovisti?”

(..postato da FacCheeamoChee..)

Piangere

…sto scrivendo qui per non alzarmi e correre a chiudermi in bagno a piangere. Ma non andrebbe bene nemmeno il bagno. Non potrei urlare.
E invece io voglio urlare. Devo urlare.
Infatti parlo a voce bassa, controllata. Ho la faccia tirata. Se passo in corridoio mi girano alla larga.
Non sono arrabbiata.
Di più.
Molto di più.

Mesi fa ho fatto una scelta lavorativa. Ho permesso al mio lavoro di fagocitarmi perché credevo che alla lunga mi avrebbe giovato. Insomma valeva la pena di lavorare minimo 11 ore al giorno, se serviva a far capire al mio capo che sono brava, che faccio bene il mio lavoro, che la gente ama lavorare con me.

Mesi dopo, mi accorgo che:
1. il mio capo continua a non sapere quello che faccio
2. anche se è in copia in tutto quello che “emetto” non legge/non capisce
3. mi tratta come una bambina stupida, senza aver capito che lo stupido è lui. Se la gente bypassa la gerarchia e contatta me, non ti chiederesti perché?
4. non è possibile che a 50 anni non sappia assegnare la priorità alle richieste che gli arrivano. Non basta alzare la cornetta e dire “Te ne occupi tu? Dobbiamo dare questo dato entro domani” o fra tre giorni o due settimane. Non importa. Io sono piena per i prossimi sei mesi. Giorno per giorno ho delle scadenze fisse che si sovrappongono, poi arrivano le richieste urgentissime, poi i nuovi lavori, poi la manutenzione ordinaria..
5. poi non ti puoi permettere di non darmi le ferie perché quella è incinta, quello non sai cosa fa e quell’altra è sfigata e se gli si ammala il figlio come si fa? Non mi interessa. Non mi importa. Gli voglio bene, sono i miei amatissimi colleghi, non romperei mai le balle a nessuno, ma non mi interessa. Non mi dire che “Te lo dico all’ultimo, vediamo come vanno le cose”. Io volevo andare via. Capisci? Amici, mare, ecc.
6. La mail con la richiesta di ferie te l’ho mandata ieri mattina. Non ti sei degnato di rispondere. E hai avuto anche il coraggio di dire “Non ti ho risposto apposta”. NON MI HAI RISPOSTO APPOSTA?
Te lo dico io cosa dovevi fare: dovevi alzare la cornetta e dire, in tono gentile, che ti dispiaceva molto ma per i motivi blah-blah non potevi darmi le ferie. Non aspettare oggi pomeriggio e comunque non fare niente finché io non ti ho sollecitato…. Mi sarei incazzata anche ieri mattina, ma molto meno. Tu, almeno una volta, saresti stato corretto.

…………..

(..postato da Inkazzatissima..)

Consecutio temporum

Dopo “Domenica: respiro”, ci sarebbe “Martedì: sclero”. Ma non mi voglio annoiare da sola.
Così galoppo via… mi aspettano due partite da arbitrare per dimenticare un pessimo inizio di settimana!

(..postato da HorseBoh..)

Domenica: il respiro

Sabato notte l’ho passata online a “lavorare” con un amico.
Chiusa nell’ufficio deserto, accompagnata dal ticchiettio della tastiera e dalla radio che cantava incessantemente (uno dei privilegi della notte: niente pubblicità).
Verso le 7:30 abbiamo finito di lavorare, così sono uscita alla ricerca di un bar aperto per fare colazione.

Alle otto meno un quarto di una domenica mattina di sole dopo giorni di pioggia, Milano era bellissima. Quel pezzo di Castello che occhieggia su piazzale Cadorna era un’ombra nel sole, che solo l’ago e filo mi permetteva di intuire.
Poche persone, quasi tutti stranieri, famiglie in partenza… ma soprattutto persone sorridenti.

Ferma nel sole, guardavo abbacinata in giro.
La sentivo respirare, questa città. Un respiro lento. Credevo fosse un respiro da sonno, a tratti leggero a tratti profondo.
Invece era il respiro rilassato, di chi -anche solo per un momento- smette di essere compreso nella sua parte e si lascia andare ad essere se stesso.

Alla maniera di Prevert:
nel sole delle otto,
in Cadorna,
respiro leggera come la mia città.

(..postato da CheePrevert..)