No, non sono incinta. Signori lettori che spiate da dietro l’uscio, ripeto, no, non sono incinta. Questo post tratta di parti, ma di altro genere.
Di questi tempi guardo con un po’ di invidia il sig. N che spesso alla sera lavora al pc alla creazione di giochi da tavolo o murder party, ed è proprio nel pieno della fase creativa: pestocchia con piacere sui tasti (mentre io dal divano mi lagno che fa troppo rumore, di pestocchiare più piano.. forse perché sono abituata al ticchettio della tastiera del mio portatile, che è decisamente più silenziosa), poi ogni tanto mi chiede cose (che mediamente non so) e si ferma a rileggere e rimirare soddisfatto il suo lavoro.
Nella mia tudù non entra un’idea nuova partorita da me da un anno (parlo di lavoro, le cose che faccio per WMI non contano) o forse più. Dei 6 progetti che sto seguendo, non ce n’è nessuno che richieda sforzi creativi o presenti particolari problemi da risolvere: sono solo macchine mangiatempo, che richiedono sforzi di coordinazione per incastrarsi alla perfezione e un buon Gantt per seguirli tutti.
L’ultima volta che mi si è acceso il cervello è stato a luglio al WorkingCapital a Bologna, dove stare a sentire le idee degli altri, mi ha stimolato (almeno per riflesso!) un po’ di lavorio.
Nelle vacanze di Natale mi sono buttata a pesce a lavorare su un’idea altrui: per quanto in una notte insonne abbia scritto e ideato parecchie cose sul tema, che a distanza di un paio di mesi mi sembrano ancora valide (e sono sembrate valide a chi le ho raccontate, che è un altro punto fondamentale), è comunque diverso che lavorare su un’idea propria.
Lo so che le idee non mi vengono scrivendo qui (ho bisogno di guardare il mondo con distacco e disincanto o di partecipare ad un brainstorming su qualunque tema, per dare il via a una serie di pensieri laterali che possano portarmi lontano) ma voglio provare a metterci un punto, che sai mai che andando a capo qualcosa si smuova.
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