..è quel che ho rinfacciato oggi ai miei genitori, rei di avermi cullata con ninna nanne assolutamente non convenzionali.
“ah, se avessi telefonato al Telefono Azzurro, non so mica come sarebbe finita, eh!” “..che è quasi incomprensibile come io e mia sorella siamo cresciute sane di mente, vi rendete conto?”
Il tutto ovviamente sghignazzando.
Mammà ci cullava cantandoci la ballata di Michè (lui si impicca in cella) e La canzone di Marinella (anche lei non fa una bella fine), il babbo prova a tirarsene fuori “Ma io vi salvavo raccontandovi le storie di Nonno Carotino!” “Certo, insieme ai canti degli alpini, che sono un chiaro invito all’alcolismo!”.
E anche la nonna faceva la sua parte in tutto questo, lei che non cantava e non raccontava, ma recitava poesie: Pianto antico di Carducci (per il figlio morto, sic!), La cavalla storna di Pascoli (sull’assassinio del padre..) e, forse un po’ meglio, Davanti San Guido (che comunque è piuttosto cupa e impegnativa per delle pupattole!).
(..proprio un miracolo, sìssì!)
“Marinella” era anche nella mia playlist di allora, grazie alla più giovane delle mie zie – all’epoca diciotto-ventenne – che aveva cura di me mentre mia madre lavorava.