Così stanco che sogno di non sognare

Primavera.
Le finestre aperte, i cinguettii, i gatti che cercano di volare di sotto mentre giocano sui davanzali a inseguire le prime bestioline volanti, i bimbi festanti in un prato (cit.), quello del parco sotto casa.
Il balcone langue nella mia scarsa voglia di ricominciare a discutere con i gatti sul contenuto dei vasi (io pianto e loro sradicano, scavano, capovolgono, io riparo e loro ripartono: una sorta di garden war), io giro col pile che ancora non ho capito che clima c’è (non ho bene in mente che in primavera fa caldo di giorno e freddo la sera, sono ancora stordita dallo strano inverno alle spalle).
Continuo a correre e non fermarmi, a perdere weekend per fare cose, ma almeno la primavera si porta via la stanchezza di testa e mi lascia solo quella fisica. Ma è un tripudio di idee, cose da fare, stimoli e non c’è proprio il tempo di fermarsi, neanche a fare la lagna.

..e sogno, tanto. Di notte per lo più. Sogni scemi, che non racconto, da diario e non più da blog (mi manca lo scrivere per me sola e ignorare che qualcuno mi legge e mi fa fatica attorcigliare quel che voglio scrivere in quei post per me sola), sogni senza capo né coda, posti noti che ridisegno, facce vecchie che muovo come pedine. Sclavi dice che scrivere per Dyd una volta era facile perché ci riversava i suoi incubi.. chissà se devo imparare anch’io dai miei sogni.

..e mi manca sognare ad occhi aperti, costruire qualcosa pezzo dopo pezzo, con la lenta lascivia del padrone di un sogno che tutto può. La magia di immaginare, i voli improvvisi, i pozzi profondi dal fascino oscuro. E una colonna sonora degna di questo nome, da urlare stonata, prima di essere invasi dai tormentoni estivi. Che le notti di primavera hanno questo di bello: essere più tranquille e incontaminate, ancora prive di rumore.. almeno le prime!

(..e inizio da Ciak di Pannofino a preparare la mia compilation..)

3 risposte a “Così stanco che sogno di non sognare”

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