In casa mia si è sempre letto il Corriere. Quando ero piccola d’estate al mare andavo in edicola (che stava a circa 2 minuti a piedi da casa, su una tranquilla strada residenziale) a comprare il giornale per il papà (poi mi dimenticavo sempre il resto e l’edicolante – che era la nonna di due mie amiche – lo dava ai miei quando li vedeva passare, ma questa è un’altra storia).
Era (in realtà lo è tutt’ora a casa dei miei) vietato stropicciare il giornale, spiegazzarlo e leggerlo arrotolato, come fa le gente in treno o sui mezzi pubblici: il Corriere si legge (all’epoca il formato era più grande di quello attuale) preferibilmente seduti al tavolo e in mancanza di tavolo, seduti in poltrona in maniera consona (sempre in modo tale che il giornale non si spiegazzi, ecc.).
Se le pagine si sfasano mio padre (e io, che ho ereditato questa sua mania) prima lo riordina e poi lo legge.
Nel mezzo di tutte queste manie, sfogliare il giornale a casa mia non era una cosa così strana neanche per le nanerottole (quando alle medie ci facevano leggere il giornale in classe e ci spiegavano dove stava la cronaca, la terza pagina che non sta a pagina tre, la politica, ecc. non c’era molto di nuovo per me), anche se non si può dire che lo leggessimo veramente.
Poi nell’estate in cui avevo ancora tredici anni (i quattordici sarebbero arrivati qualche mese più tardi, dopo l’inizio della scuola), un giorno sotto gli ombrelloni un amico dice “Ma vi rendete conto che c’è una guerra e noi non ne sappiamo niente?” e sì, mi ricordavo qualcosa dai titoli che leggevo, ma non avevo mai approfondito. Era la prima guerra del Golfo e quell’estate ho iniziato a leggere (pezzi) di giornale.
(..oggi sono 19 anni che è morto Paolo Borsellino, un’altra di quelle notizie arrivate con sgomento sotto l’ombrellone..)
Cosa si prova a dovere un proprio “rito di passaggio” a George W. Bush sr.? :-p