e avrà i tuoi occhi. Questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo.
Lo scriveva uno che di morte se ne intendeva e questi pochi versi me li porto dietro e dentro da tempo immorabile. Ricordo vagamente che sono incisi in uno dei miei diari, forse delle medie, accanto ad una foto di due occhi, accuratamente tagliata da un giornale. Io non capivo esattamente di cosa parlasse questa poesia ma mi colpiva la sua forza, il suo candore.
Non ho parlato molto di morte da queste parti: le grandi gioie, così come i grandi dolori, mi lasciano senza parole o almeno senza parole di quelle che voglio rimangano scritte.