S.o.c.

È ora di cambiare tema. Il pirata a bordo della Yanez non mi rappresenta più, ce ne vorrebbe uno intrappolato a testa in giù nel sartiame, e appena si muove un po’ per cercare di liberarsi, scopre che un’altra fune si tende più stretta, sempre più vicina al collo.
Manca l’aria, mancano le idee, ci si applica solo e in continuazione per sanare i casini che altri mettono in piedi e non c’è via di scampo: i problemi sono nmila e se sei capace di risolverli prima o poi arrivano tutti a te. Poi ci sono i mondi ideali, che nascono Miyazaki e diventano Dario Argento (forse dovrei darmi al tritolo).
C’è il sole, ma l’aria non ha l’odore giusto, e non so perché questa volta mi prenda così, ma non ci posso fare niente, se non aspettare che passi, che tanto parlarne non aiuta; è che descritto a parole sembra futile e sciocco, alla stregua di un capriccio.
Poi ci sono le cartine, i bacilli, il mal di testa, l’enorme gatto nero, la spesa da fare (ma non voglio uscire di casa), gente a cena (non voglio vedere nessuno), il rumore della lavastoviglie, i bambini al parco sotto casa (godiamoceli per le ultime volte).
Ci sono prospettive temporali che mi terrorizzano, con tutti i loro fatti certi dal risultato incerto e tutte le cose che devo fare fino ad allora, che continueranno a vivere sotto la spada di Damocle e non c’è modo di uscirne se non aspettare e non c’è modo di tutelarsi se non esserci e io non so per quanto ancora.
E a quelli che si svegliano oggi ingenui che non sapevo, non immaginavo e allora tu, andatevene un po’ affanculo.

Moment act.

(Sipario)

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