Across The Tidoncello

Ad Opera inizia uno dei miei viaggi preferiti, imbocco la SP412 e svolta dopo svolta inizio il mio viaggio nella memoria.
Mentre Milano svanisce, iniziano le cascine, i canali, un pezzo di piana dove il cielo è bianco per nove mesi e spesso c’è la nebbia nelle stagioni più strane e si incontrano piccoli centri abitati che di notte ti compaiono davanti dopo chilometri di nulla.
Attraversi paesi con due strade che si incrociano e mentre sei lì che aspetti il verde al semaforo senti puntati addosso gli occhi dei vecchietti seduti fuori dall’unico bar che osservano la vita scorrere.
Non c’è provinciale tortuosa come questa, che si incontra e scontra con strade, campi, rotonde, e devia, si sposta, la segnalano ad ogni piè sospinto perché altrimenti la perderesti.
Tratti lunghi e ampi dove le macchine sfrecciano e poi di nuovo stretta come un sentiero per i trattori, passa in mezzo ai campi e segue le curve della proprietà: a sinistra il mio campo, a destra il tuo; quand’è stagione non vedi più avanti di qualche metro, immerso nel granturco fino oltre il naso.
Sorpassa qualche barlume di “civiltà” (l’ingresso dell’autostrada, qualche paesone) e poi tutto inizia a cambiare: arrivi all’inizio della VT che qui vuol dire Val Tidone e i paesi si fanno in qualche modo maestosi con la loro rocca al centro e tutto il resto intorno, piccoli ma dominanti dal loro nido. Si inizia a salire e improvvisamente ti accorgi che hai tirato un respirone: il paesaggio si fa di nuovo familiare e mentre osservi il colore delle viti e ragioni sulla prossima vendemmia, osservi il profilo delle colline, riconosci a vista i luoghi e pensi che stai per arrivare alla meta.
Il Tidone è lì, alla tua sinistra, mezzo vuoto e non è questioni di bicchieri ma di complimenti. I paesi scorrono veloci e tu li ripeti come una filastrocca, navigando a vista tra gli annunci di sagre e festività.
Poi arriva la tua valletta e attraversi il Tidone e ti inerpichi lentamente nel verde, osservando l’acqua nel Tidoncello e aspettando con ansia ogni curva: la meta è dietro la curva, ma quale curva?

(..girare a cavallo nel silenzio, sotto il cielo grigio che non ha nulla di spettrale ma che riesce ad accendere il verde dei campi, arrivare a mettere il naso nei boschi che iniziano ad arrossire e rilassarsi..)

2 risposte a “Across The Tidoncello”

  1. Ed ecco che in un attimo, senza chidere, capisco il perché di una fuga silenziosa. A volte c’è semplicemente bisogno di guidare oltre.
    Grazie.

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