Retrò/2

Sabato mattina all’alba delle 8 io e il sig. N siamo andati a prendere i parents all’aeroporto e alla radio passava questa canzone.
Dice Wikipedia che l’album è del 1991, ma io ricordo distintamente che quella era una canzone che andava in continuazione al jukebox della Rotonda, al mare.

Inciampando nelle parole, ho deliziato il sig. N cantandola dall’inizio alla fine perché me la ricordo a memoria ancora praticamente tutta e per cinque minuti sono tornata ad avere quasi sedici anni e contemporaneamente a ridere tra me e me perché “e se ne fregano della SIP” è qualcosa che i miei figli non potranno mai capire (e se ne fregano di Telecom/Infostrada/Fastweb.. o forse semplicemente del telefono, ma non è così semplice se c’è anche il cellulare).

nei freddi grappini di un bar” per noi è sempre stato “nei freddi gradini di un bar”, gli stessi quattro gradini davanti alla piazzetta con il bar, l’edicola e qualcos’altro, dove ci trovavamo la sera a parlare, guardare lo struscio, bere la prima vodka al melone, coprire le amiche che scappavano col moroso dell’estate in motorino (il SI rigorosamente, come spiegavo altrove l’altro giorno, perché sul CIAO non ci si stava mica in due) e aspettare di crescere.

come poeti di fine settembre” avvertivamo i primi brividi e sapevamo che l’estate stava finendo e che un anno ci separava dai prossimi gradini e chissà se ci saremmo ritrovati tutti e come e nonostante le promesse di scrivi/chiama/non sparire, saremmo tutti inesorabilmente spariti per ritrovarci l’anno dopo. Non più sedicenni. O quasi.

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