Ode alla Nivea

Non c’è un errore nel titolo, non intendevo “Nives”, no, no, ce l’ho proprio con la Nivea. NI-VE-A. Bianca, soda.. barattolo blu, di latta, tondo. Quello.
Ci pensavo stanotte, mentre al buio allungavo una mano verso il cassetto del comodino, dove al tatto riconosco subito il barattolo (quello “normale” sia chiaro, perché quello piccolo non si può vedere che lo perdi e finisce subito e quello grosso stufa perché non finisce mai ed è ingombrante): la sensazione familiare del mio dito che sprofonda nel bianco, morbido, mi è familiare da più di trent’anni.
Quando ero piccola la mattina non si usciva di casa se non m’incremavo la faccia con la Nivea e la nonna non mi aveva picchiettato le guance (duplice funzione di massaggino rassodante e di assorbimento rapido della crema); un giorno che mi hanno propinato un famoso sostituto (Leocrema) l’ho annusato e sono fuggita sdegnata (in seguito ho anche controllato la consistenza e non c’eravamo proprio).
Narrano le leggende di famiglia che ancora più piccola e lasciata un pomeriggio con la babysitter io abbia accuratamente ricoperto la trapunta del lettone dei miei con il contenuto di un barattolo di Nivea.. (nessuno sa che fine abbia fatto la trapunta e se, quindi, la Nivea sia lavabile).
È un legame così profondo che i barattolini in casa sono due: metti che ne perda uno..

(..no, non mi paga il sig. Nivea. Da oltre trent’anni sono io che finanzio lui e non viceversa. Sì, il sig. N lo sa e non è geloso!)

2 risposte a “Ode alla Nivea”

  1. Anche la mia mamma è una grande fan della Nivea: io invece non mi ci sono mai trovata, è troppo untuosa per i miei gusti. Forse riuscirei a usarla solo come crema per le mani, ma per il viso mai!
    Da adolescente la usavo per far scoppiare i brufoli, fantastica! ;-)

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