Corsica for dummies: la costa occidentale

La sveglia suona alle 7.
Non c’è tempo per restare a pigreggiare oggi, perché dobbiamo smontare il campo e spostarci più a sud.
Io ho la mia tecnica e il sig. N la sua, il che provoca ogni tanto accese discussioni. In poco più di due ore però ce la facciamo.
Una doccia veloce, paghiamo il conto, il sig. N compra a sorpresa due croissant e si parte.
Mentre sbrano il mio cornetto ho un dubbio amletico: “ma perché a Milano si chiamano brioches e qui croissant?”
Il sig. N mi parla di forme e tipologie, ma io non sono troppo convinta.
La nostra meta è Porto, scelta ispirata da non sappiamo bene cosa e vogliamo fare la strada costiera.
Costeggiamo le Agriate per il lato meridionale, poi la strada diventa una curva unica.
La radio continua a cambiare, facendoci sentire tutte le stazioni locali liguri. Quando arriviamo sulla costa occidentale, stufa di curve, cedo il volante al sig. N.
La radio è sintonizzata su una stazione francese “musique” che, come Radio 3, fa solo musica classica.
Fuori fa caldissimo.
Poco dopo io mi addormento.
Il sig. N mi sveglia ogni tanto per farmi ammirare qualche scorcio, talvolta io – in stile gatto – apro un occhio e guardo in giro, poi mi stiracchio e mi riaddormento.
Quando arriviamo a Porto sono ben sveglia da un po’, il condizionatore va a palla per combattere i 35° esterni.
Porto è una stretta insenatura tra due colline. Qualche ecomostro, molte trappole per turisti e il fiume. Ci guardiamo e decidiamo di fuggire più giù, verso Ajaccio.

Cerchiamo un posto in ombra dove fermarci per un veloce pic-nic, troviamo solo una piazzola assolata con brevi sprazzi d’ombra.
Mangiamo formaggio di capra e melone, e io lancio le bucce nel bosco.. Il sig. N mi guarda molto male e io gli spiego che è 100% biodegradabile e che tra poco sarà concime. Il formaggio è stagionato e saporito, il melone dolce e succoso. Un po’ come i violini che ci accompagnano in questa terra rossa e arsa dal sole.

Cargese, poi spiagge, poi Sagone, poi spiagge, fiume e infine Tiuccia, dove ci fermiamo in un campeggio celato sotto un pioppeto, dove tira sempre un po’ di vento.
Per cena insalata e paté di cinghiale, illuminati dalla tenda (trasformata in un enorme lampadario) e accoccolati sulle stuoie.

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