Corsica for dummies: materassi bucati e spiagge nere

A metà notte il mio materasso mi ha abbandonata e ho traslocato su quello del sig. N (che è da una piazza e mezza). La notte è passata comunque felicemente, soprattutto per il freschino.
Il nostro campeggio, come dicevo ieri, è sul mare: poco più in là della nostra piazzola c’è una spiaggia sassosa (con qualche riccio) dove abbiamo fatto un tuffo veloce ieri sera. Oggi andiamo alla spiaggia di sabbia, 5 minuti a piedi da qui.
La passeggiata è in realtà un’arrampicata tra scogli e vegetazione selvatica, ma va bene così, la spiaggia merita!
Il sig. N, da piccolo, deve aver guardato dei documentari terrorizzanti che l’hanno messo al corrente dell’esistenza di bestie mostruose tra cui: i ricci, le meduse e i pesci assassini (quelli che si nascondono sotto la sabbia e “trapanano” lo sventurato che li calpesta causandone la morte istantanea! – il sig. N suggerisce possa essere questo).
Fare il bagno con lui è stressante! anche se mi diverto a dirgli cose mostruose per spaventarlo un po’.
Onde evitare di ustionarci e/o prenderci un’insolazione abbiamo deciso di tornare alla tenda per pranzo. Seduti su due stuoie abbiamo consumato un’insalata di lattuga (locale) e mais e tonno (importati).
La lettura post prandiale ha fatto cadere il sig. N in uno stato comatoso da cui l’ho risvegliato verso le 5, ossia dopo aver terminato tutto il libro che avevo cominciato la mattina stessa.
Siamo partiti in spedizione alla volta di Patrimonio, dove abbiamo ammirato un menhir (niente di che.. il sig. N dice “buffo! mentre qui in Corsica facevano i menhir, gli Etruschi sul continente costruivano fogne e autostrade!”) e la chiesa (chiusa e in ristrutturazione).
Data l’ora non ci siamo fermati a fare il tour delle cantine, rimandandolo ad un altro giorno.
Poi ci siamo diretti verso Nonza, ma invece di fare la strada “ovvia” (quella costiera) ci siamo avventurati in montagna verso Farinole. La strada stretta e il borgo inesistente ci hanno premiato con meravigliosi panorami della vallata sottostante prima e delle scogliere sul mare una volta attraversato il passo.
Nonza è stata una vera sorpresa: mai viste così poche case con così tanto traffico!!!
A parte questo il paese si introduce con diversi cartelli che indicano la presenza di un ecomuseo, ma una volta arrivati in centro i cartelli sono tutti sbarrati.. mah!
Il paese è microscopico e sovrastato da una bella torre d’avvistamento tutta verde, del colore della pietra locale. Dallo spiazzo attorno alla torre si gode una vista meravigliosa sui giardini terrazzati e soprattutto sulla spiaggia nera piena di scritte fatte coi sassi.
La spiaggia è semideserta forse anche per il divieto di balneazione vigente: poco più a nord c’è una cava di amianto, chiusa negli anni sessanta, e i residui della lavorazione sono stati buttati in mare.. le correnti continuano a portare acqua inquinata sulla spiaggia e la coprono di questa sabbia scura.
Sotto la torre, su una terrazza, c’è un piccolo bar (La Sassa) a picco sul mare. Ci siamo fermati a bere un aperitivo e ad ascoltare un gruppo che provava musica tradizionale corsa: io ho assaggiato il famoso Muscat e il sig. N un vino bianco.
Abbiamo tolto le tende solo dopo esserci rilassati, con la sottoscritta che pontificava “le vacanze dovrebbero essere proprio così: con un buon bicchiere di vino in mano, un bel panorama da guardare e della musica tranquilla di sottofondo”.
La cena ci ha riportati a Patrimonio dove volevamo seguire le indicazioni della guida (Osteria S. Martinu) ma era pieno, così ci siamo diretti verso un ristorate isolato subito dietro il menhir (Au jardins du menhir o Zanzibar). Il sig. N si è lanciato sui prodotti locali (prosciutto e formaggio, con melone), mentre io mi sono data all’orto (insalata i pomodori cuore di bue coltivati lì accanto, con formaggio di capra caldo – ossia Salade de chévre chaud).
L’ambiente era tranquillo, dotato di un numero congruo (due) di gatti, tutte le zanzare del caso e musica corsa dal vivo.
La tarte tatin di pesca poteva essere meglio ma è stata comunque un esperimento interessante.
Una volta rientrati ho faticato a tenere gli occhi aperti finché i miei non hanno chiamato per assicurarmi che il loro rientro fosse andato bene.

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