La sveglia suona impietosa alle 2:30, non sono nemmeno 4 ore che dormiamo.. argh!
Doccia, gli ultimi bagagli, sistematina e coccole alle gatte che rimarranno a casa (accudite dai “nonni”), controllo biglietti, scambio macchine (la mia fuori dal garage per partire, quella del sig. N in garage) e via.
Io guido fino al primo autogrill della A1 (Lodi), poi tocca al sig. N. Quando gli passo il volante praticamente svengo e mi risveglio all’uscita di Livorno, dove – da buon co-pilota – sono incaricata di trovare la direzione per il porto (la signorina del navigatore satellitare non ci è di troppo aiuto).
Ho preso diversi traghetti e tutte le volte mi sono trovata ad attenderli in code molto compatte ed ordinate. Questa volta no.
Sarà che sono le 6 ed il traghetto parte tra due ore, sarà che c’è la crisi e la Corsica Ferries (CF) ha voluto risparmiare un uomo, ma qui è un delirio: macchine alla rinfusa, a cavallo tra le corsie, spazio vuoto (irraggiungibile) davanti, corsie libere ai lati mentre la gente inizia a fermarsi alla rotonda e via via sulla strada per arrivare al porto.
Fra un’ora, quando la mobilità della zona sar in piena crisi, un paio di uomini della CF proveranno a mettere un po’ d’ordine.
Finalmente a bordo, finalmente su due sdraio all’ombra del ponte più alto. Tanto per cambiare io dormo.
Il sig. N prova a svegliarmi un paio di volte, ma con scarsi risultati. Poi finalmente ce la fa.
Sosta bagno, giro alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare che non costi miliardi (ci abbiamo rinunciato), poi si torna sulla sdraio a leggere.
Il tragitto è rapido: Livorno – Bastia 4 ore (o poco più: abbiamo circa mezz’ora di ritardo).
Allo sbarco scopro che mi hanno “griffato” la Jollyroger: un bell’adesivo dell’armatore campeggia sul mio portellone posteriore. Il sig. N lo stacca e lo usa per “griffare” la nave.
Ho fame, ma la macchina è stracarica e non riusciamo a trovare un’abbinata cibo-parcheggio che ci convinca, così facciamo rotta verso St. Florent, nostra prima tappa.
Usciamo da Bastia attraverso una periferia bruttissima, vediamo dall’alto lo stagno di Biguglia, intorno a noi è brullo e sassoso, 3 mucche pascolano sul ciglio della strada (non in un recinto!).
Ci arramprichiamo e scolliniamo. Si vede il mare, si vede St. Flo, si vedono tantissime vigne dalle forme irregolari che arrivano ad arrampicarsi su un monte che sembra appoggiato lì per caso. La strada è stretta e la linea centrale sembra più una guida che il divisorio tra due corsie.
A St. Flo c’è meno parcheggio che in centro a Milano. Alla ricerca di qualcosa da mangiare, finiamo in un posto (L’ombre) per turisti, col servizio scarsissimo e il cibo che non ci convince troppo.
Spesa veloce e poi si parte alla ricerca del campeggio.
Prima andiamo alla ricerca di U’ Paradisu, consigliato da Meridiani. Dopo 10 km dovremmo tuffarci in uno sterrato solo per fuoristrada di 11 km (tempo di percorrenza stimato: 1 ora) ma fortunatamente un cartello “Complet” ci fa desistere.
Torniamo indietro e andiamo a vedere i 3 campeggi costieri (Kallistè, Acqua dolce, U’ pezzo) di St. Flo: tutti hanno posto ma non hanno corrente per le tende (libera). Tra macchine fotografiche, cellulari, pile ricaricabili, non ce la sentiamo di farne a meno. Proviamo al campeggio sul fiume, ma è pieno fino a domani.
Il sig. N inizia a preoccuparsi.
Facciamo rotta verso Centuri e ci fermiamo ad ogni campeggio che incontriamo per strada. Il terzo è quello buono: si chiama A stella e si trova a Marine de Farinole. Tanta ombra, sul mare.