Manca soprattutto far l’amore

Dev’essere l’adrenalina che mi ha fatto iniziare la giornata cantando, finendola cantando, affrontando un paio di questioni spinose che mi trascinavo dietro da qualche mese nell’unico modo che conosco: occhi negli occhi, parlandoci chiaro; che mi ha fatto salire le scale innumerevoli volte (voglio un ufficio in redazione se devono fare a turno a chiamarmi ogni 10 minuti :-p), che mi ha fatto volteggiare lieve verso il mio secondo ufficio, che mi ha fatto sorridere quando, credo G, mi ha detto “Ovunque vado sento che ti cercano!”.
Dev’essere la carica a molla di qualche discussione tecnica, o dirsi reciprocamente che è un piacere lavorare insieme, o la crema al cioccolato (abbondante!) del croissant di stamattina, o il fatto che ieri pioveva e io nuotavo in piscina, all’aperto, perché non posso (e non voglio!) resistere al fascino dell’acqua nell’acqua, o il fatto che c’è il sole ma soprattutto il vento e io ho voglia di allargare le braccia e sentirlo addosso, o un sms e una telefonata in cui io dico “ciao..” e inizio a ridere e vengo coperta di insulti ma continuo a ridere perché anche lui sta ridendo e sa che non ci possiamo fare proprio niente se non vederci a pranzo e ridere e lui dovrà sforzarsi di essere serio perché è il suo ruolo, no?, o la gita al Caneva che ho deciso che organizzo e chi c’è c’è e chi non c’è si arrangi che io ho bisogno di giocare perché più cresco e più devo tenere in forma smagliante la treenne che è in me, che se lei sta male o io mi dimentico di lei sono cazzi per tutti, o c’è uno dei miei uomini preferiti che non sa di esserlo e forse è meglio così o forse un giorno glielo dirò che riesce sempre a strapparmi un sorriso e ci voleva una giornata sorridente per farmelo capire, o c’è.. non lo so.
Forse è che non sono più abituata a crescere e la sensazione delle caviglie nude perché i pantaloni sono corti non è più mia, ma ieri o ier l’altro pensavo ai labirinti.. non è ancora ora di costruirne uno o se ci sono in mezzo non me ne sono ancora accorta, ma ho un pensiero ozioso su come farlo saltare. Ma potrebbe semplicemente essere che sono sobillata.
..e poi c’è che è estate e io sono ancora qui, non ho ancora fatto nulla, non ho ancora visto il mare e questa cosa mi fa impazzire, che appena c’è un cambio del tempo, soprattutto quando c’è vento, soprattutto oggi, io mi sento zingara e ho un’improvvisa necessità fisica, un’urgenza che va oltre mangiare-bere-dormire-far l’amore, di macinare chilometri, vedere posti, fare poche cose, talvolta incontrare amici, ma soprattutto muovermi.
Essere qui, ma partire, essere lì, ma tornare, perché i ritorni sono sempre sottovalutati ma portano con sé emozioni anche a forti.. dipende dal viaggio, dipende dai compagni. A volte è una stretta allo stomaco, quel fatemi tutto ma non fatemi tornare oppure ha un che di incantato, come lo spazio della memoria, magari quella lontana che diventa un po’ mitica.
Datemi del vento e un viaggio, non importa se a qualche centimetro o a migliaia di chilometri e magari anche domani inizierò cantando e finirò ridendo.

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