..che poi sarebbe quello che ho scritto sul bigliettino d’auguri al mio socio che oggi festeggia felicemente il suo 52ennale.
Ma forse è meglio se me la racconto con ordine.
Oggi 4 giugno, compleanno del socio.
Stamattina alla Feltrinelli della stazione di Porta Garibaldi gli ho preso “L’arte della guerra” di Sun Tzu perché mi sembra che possa servire per sopravvivere, anzi per cavarsela alla grande, da noi, dove il Risiko, la politica internazionale ed Echelon ci fanno un baffo (e mentre lo compravo sghignazzavo tra me e me ricordando il ragazzo che me lo ha regalato in una situazione estremamente più semplice di questa, ma si tratta di eoni fa).
Poi oggi pome un “È il momento del perché è un bravo ragazzo, vieni?” che non ho colto, salvo poi capirlo un’oretta più tardi, sghignazzando davanti al microfono della sala di doppiaggio (la mia risata e il “auguri, socio!” sono finiti nel mix) mentre registravo come 39 persone prima di me il mio personale augurio, finito mixato in un mp3 commovente (quando vogliamo siamo carinissimi!!).
Nel mezzo c’è stato un giappy con brindisi al sakè caldo (ekkekkazzo.. quanno ce vò ce vò).
Poi stasera fuga non troppo fuga verso l’ex-Dickens Inn (rifugio delle uscite universitarie) a tracannare birra coi colleghi della cricca. La prima è bionda, triplo malto o giù di lì, e ci mette un sacco ad arrivare (“perché richiede tre passi per essere preparata” mi spiega solerte il cameriere sollecitato). 9,5° di freschezza torbida, gusto pieno e un dito di schiuma che per una volta tanto non mi dispiace.
Crostini, patatine, una camionista, modi di dire sardi.. poi altri due fanciulli e il loro primo giro. La giornata si scrolla velocemente, tra una chiamata del diggì e fidanzati vari.
Poi il secondo giro e Marì dagli stivali elfici ci raggiunge; il cameriere sconvolto mi contesta una birra con almeno 3 o 4° meno del precedente (“Ma sei sicura? Mai scendere!”). Barze sconce con nomi ad hoc, patatine, cazzabubole, l’alcol che un po’ scende (o forse sale?).. anyway, si brinda alla vita da queste parti, alla giovinezza qualunque essa sia. Mia, tua, anagrafica, mentale, dei figli.. che conta? Considerazioni sui prosciutti in banca, sul Brunello (o forse era il Montalcino?), ripassi sull’alternarsi delle stagioni (“il 21 giugno.. sai? Il giorno più lungo dell’anno..!”) e un giro di macchina fotografica.
A no, dai.. quando sono brilla mi si vede il naso..
(clic!)
S hai proprio ragione.. chissà chi è quella dietro quel naso!
F Ma se non ci fosse il naso.. sai che impressione?
Schivarsi e uscire da un’inquadratura diventa una foto a due, tra le risate, poi ci sono anch’io con Peter Pan che ride sulla mia guancia e rido anch’io, guardando un profilo immobile eppur sghignazzante (ah, ma se oggi vengo con gli occhi rossi non ci sono scuse..).
Poi è la mia ora, il momento buono per andarsene quando la birra ancora permette (due e un pezzo, grazie! il socio ha equamente suddiviso la sua seconda per l’ultimo brindisi) e le probabilità di prendere un treno per Domodossola sono ancora basse. Una chiamata a casa per ridere del mio brillare come stella alcolica, scherzare sui fatti della giornata, sul mio cavaliere accorso a salvare la mia caviglia tra i pronostici generali, sulla giornata del signor N, così antipatica dal voler essere annegata in un po’ di solitudo, due toast e due bimbe pelose abbarbicate sulla libreria, coi polpastrelli rosa in bella vista.
E io?
Una volta imbarcata sul treno giusto al peggio arrivo a un lago.. ma se tutto va bene, invece, mi siedo, apro la borsa, scodello un portatile e attacco a scrivere, conscia che un po’ d’alcol non scioglie solo la lingua ma anche le dita.
(..dove scenderò? ai posteri l’ardua sentenza!)