Le strade di notte
mi sembrano più grandi
ed anche un poco più tristi:
È perché non c’è in giro nessuno.
– Giorgo Gaber, Le strade di notte–
Trieste di notte è una luce gialla che illumina le strade vuote, popolate da quattro foresti tagliati dal vento che teorizzano affrontando gli spigoli delle strade e gli spifferi di un cappotto senza mantellina.
Il mare canalizzato sbuca dietro l’angolo quando ormai non te lo aspetti più, portandoti al Pantheon in versione triestina, che alla fine non ha buchi e non è romano, ma solo una chiesa. Sul ponte, Joyce è inchiodato per sempre con l’aria vagamente corrucciata e forse è una statua e forse è un avatar (ma cos’è un avatar? posso essere un avatar anche senza capelli blu?).
Qualche buona indicazione e si entra in un vicolo con accesso vietato al vento, dove la notte improvvisamente si sveglia ed è ferma fuori davanti a un’enoteca, anzi no, si muove sulla sua soglia e nella calca fino al bancone perché poi, magia, ci sono diversi tavoli liberi.
:-)