L’odora di Stira&Ammira della caldaia che non accendiamo, che mi fa dormire con il pile nascondendomi agli attacchi di un Tigro indemoniato che vuol venire sotto le coperte ma poi preferisce mangiarmi; l’accanimento sulle mie spalle, che seduta alla tastiera sento tese e doloranti per tutto quello che ho in testa; le sceneggiature di Nathan Never che diventano così commoventi da farmi stare col groppo in gola, quasi come una signora che è riuscita a farmi piangere per un panino. L’inizio e la fine, il lungo addio che non dico, le cose che non saluto, le persone a cui lo dico quasi per caso. L’inizio che inizia senza di me che sono ancora qui, ancorata qui, che mi sento una zavorra sotto i piedi.. e devo andare di là a litigare e non voglio. Odio litigare. E mi faccio io i problemi che gli altri non si fanno e ancora non capisco perché. E sto cincischiando da giorni perché per me ormai sono fuori e non c’è più la tensione agonistica, né l’orgoglio e perfino il senso del dovere è ai minimi storici.
La finestra è di nuovo spalancata, non c’è vento. Stasera magari sistemo le piante.
(..il mio terrazzo, le mani nella terra, i boccioli, le foglioline nuove.. sono sempre una risposta)