== Cibo ==
Ho sempre trovato che il cibo nel piatto altrui è più buono del proprio.
Qualcuno mi ha anche odiata (e mi odia ancora quando lo faccio!) per questo (ma mi ha anche insegnato il valore dell’ultimo boccone e dell’ultimo sorso ;-)
(Lo so, faccio pensieri strani la mattina quando mi vesto..)
== L’odore del sapore e altri ricordi ==
Viaggio nel gusto e nell’odorato, finendo tra le cose che amo
Da piccola ho provato a far passare il concetto, ma con scarsi risultati.
So benissimo che i sensi sono distinti e che una cosa è il gusto e l’altra è l’odorato. Ma ci sono delle sovrapposizioni.
Dicevo “Questo ha l’odore del sapore di..” e mi guardavano male, per cui ho lasciato perdere.
Non ho ambizioni da Piccolo Principe, io. Se gli adulti non capivano era un problema loro, io avevo bene chiaro in mente a cosa mi riferivo.
Una zaffata cristallina, tanto fresca che l’ho sentita subito in bocca. Il sapore della neve freschissima quando ti si scioglie in bocca fatta vento. Quel gusto freddo, liquido, quasi dolce, ma tanto insapore da essere unico.
Veder sparire il cielo plumbeo sostituito da un blu intensissimo, sentire il sole e il vento in faccia, socchiudere gli occhi per il riverbero.. è stato un attimo.
Un secondo e sono di nuovo su quella vecchia funivia, campata unica, appesa sulla valle, con quelle enormi pareti di granito davanti e un peso nello stomaco. è un po’ di vertigine e il panico e la gioia e la tensione.
Avventurarsi oltre il cartello di pericolo, facendo la spaccona con gli amici rimasti a salutare, attraversare l’altipiano dove il vento ha scolpito la neve facendola fiorire.. tra un sasso e l’altro. Arrivare all’inizio dell’imbuto, sorpassare il rifugio e guardare dalla strettoia.
Fa caldo. Le pareti catturano il sole.
Guardo giù. È ripido. Respiro a fondo. Dentro un pensiero fisso “Ci sono. La sto facendo!”. Mica ci credo.
Tanti sassi e poca neve, seguiamo il sentiero degli alpinisti. Camminare con gli sci è frustrante. Poi finalmente finisce. Le pareti sono sempre a picco accanto a noi, 3000 m di glorioso granito, ma un po’ più larghe. C’è la neve, tanta, fresca. C’è la pendenza. Tanta. C’è la valle sotto di noi, il sole in fronte..
Sono emozionata. E inizio a scendere.
Il peso nello stomaco diventa sempre più leggero e si trasforma in farfalle. Sorrido. Rido. Mi lacrimano gli occhi e non vedo un tubo come al solito, ma non mi importa.
Vent’anni a rimirarla e a ripromettermi che ci sarei passata. A costo di lasciarle una gamba, se questo è il pegno da pagare.
Leggera. Libera. Viva. Nel sole, nel vento, nella neve.
Se allargo le braccia galleggio, se le stringo divento un missile. Curve sassi cunette capitomboli altrui.
Il ginocchio si lamenta ma chissene, ne ho un altro.
In fondo girarsi a guardare le proprie tracce, incredula stanca e sudata.
“La rifacciamo?”
Manco da chiederlo ;-)
(..in crisi da blog (= ho tante cose da dire ma non le voglio dire) riesumo post che ho scritto ma mai pubblicato per ragioni varie, non ultima una certa confusione..)