Xavier Hanotte
La doppia vita degli orsi
Piemme
ISBN 883841078X
Genere: incontro tra La fattoria degli animali e il mondo di Richard Scarry
Perché sì: perché ci si ritrovano tanti tratti degli orsi-bipedi veramente ben raccontati (io ho sghignazzato parecchio!)
Perché no: perché della parte filosofica-diritornoalleorigini se ne faceva anche a meno
Stato: da restituire all’orsoso (e sbadato) proprietario
Quando arrivammo in cima alle scale, il cielo spiegò davanti a noi il suo ventaglio madreperlaceo. Tartufi e naso al vento fiutammo l’aria notturna, mentre i focolari ancora ardenti su ciò che restava del cantiere si mischiavano ai profumi di linfa e humus. Una brezza tiepida accarezzava le fronde.
“La luna cresce sotto i nove cieli.
Desto, sento nel vento una chiave d’oro
e immagino battenti di bronzo.”
Dopo aver reso omaggio, Charles si rimise il cappellino.
Non riuscivamo a capacitarcene.
“E quello cos’era?” chiesi.
Il vecchio guardiano si inorgoglì.
“Tu Fu, perché?”
“Tu Fu? Quello vero?”
Di fronte al nostro silenzio incredulo decise di solenizzare la circostanza.
“Mi acculturo. Sono stufo marcio di fare la figura dello scemo davanti a degli orsi!”
I suoi passi scricchiolavano sulla ghiaia del vialetto. Dovemmo correre per raggiungerlo. Durante il tragitto nessuno parlò. Ma non era l’imbarazzo a trattenerci. Semplicemente era bello camminare così, in quella notte di luna piena, sui sentieri odorosi del grande pianoro.
Alla fine Onésime, un po’ distante davanti al gruppo, si fermò. Spalancò le zampe, con lo sguardo perso nelle stelle.
“Dopotutto non è poi così male essere un orso..”
Charles lo raggiunse, girò la visiera sulla nuca e cercò con gli occhi l’Orsa Maggiore senza riuscire a trovarla. Tirò fuori un pacchetto di sigarette e ne offrì una ad Adalbert, il quale pescò in una tasca la sua piccola protesi d’avorio.
“Non so, Onésime. Non so neanche se sia un bene essere un uomo..”
Adalbert aveva acceso un fiammifero. Charles si abbassò e tirò una boccata.
“Tutto quello che so, orsi..”
Alcune rughe gli incresparono la fronte.
“È che l’erba del vicino non è mai più verde.”
Onésime mi afferrò per la manica e indicò con l’artiglio un punto luminoso.
“Guardate: una stella cadente!”
Ognuno in fondo al proprio cuore espresse un desiderio.
“In poche parole, se ho ben capito, mio caro Charles..”
Con la paglia nella zampa, Adalbert sorrideva.
“La morale del tuo discorso sarebbe..”
Lo interruppi.
“Orsi per sempre?”
Il vecchio guardiano rimase impassibile, ma gli ridevano gli occhi.
“Sai, Anatole, che mia moglie mi dice spesso che sembro un vecchio orso?”
Questa allusione coniugale non riuscì a intaccare la gioia improvvisa di Onésime. Con il tartufo sempre al vento mormorò: “Hai ragione, Charles..”
Inspirò profondamente e stiracchiò le zampe.
“Orsi per sempre!”Quando riprendemmo la strada verso il parco le stelle brillavano più intensamente. Anche i nostri sguardi. Soprattutto i nostri sguardi. Umani e ursidi.
La luna, invece, diventava pallida. Stava per sorgere l’alba.