Peculiare

Potrei fare un elenco di cose tipo:

Sonno. Treno. Sfighe. Niente casa (solo due affittuari che mi vogliono terribilmente come inquilina). Sole, vento.

..oppure esordire parlando dei miei piedi, anzi, lasciando parlare loro (che avrebbero un sacco di cose da dire).
Oppure tacere, perché questo post ce l’ho dentro, insieme a miliardi di cose che vorrei dire ma che non dirò :-P

È stato un weekend di salti col paracadute, sapendo che avrei avuto un morbido agente immobiliare (ormai privo della guancia sinistra, consumata di baci) su cui atterrare in caso di bisogno.
Lunghe ore passate in treno a sonnecchiare e leggere (“Addio piccole donne”, prossimamente bloggato qui) e ascoltare i discorsi un paio di scomparti più in là (sì, mi toccherà leggere l’ultimo coso di Tiziano Terzani, perché ormai sono curiosa.. “Se vai a stare in un posto e studi la sua storia, allora sai chi sei e cosa stai facendo, se no sei un coglione”.. sono già stata orgogliosamente cogliona quando ho votato, devo tornare a esserlo per la mia ignoranza?)
Quattro chiacchiere tra i letti a castello con una fanciulla francese e una americana (incredibile, sono in grado di parlare in inglese alle 11 di sera, facendomi anche capire..), l’impressione strana di dormire con la finestra aperta e quasi senza coperta, il risveglio a step successivi, la doccia, 8 cambi di maglietta (ma che clima avete qui?) e si ricomincia dove ho finito la sera: davanti a Termini.
Un caffè di risate, un diavolo sonnolento dalla voce remotissima, poter toccare Porta Portese edizione cartacea (oddio, esiste veramente), comprare la cartina coi mezzi (uno dei tre must dichiarati della giornata), trovare un ponte per dormire la notte (perché al micio riesce al primo colpo?), arrivarci (il tuo amico non può stare qui.. va bene che è un gatto ma, giuro, non è pulcioso) e ripartire. Nel sole.
Sbirciare gli annunci nelle agenzie immobiliari, pianificare la giornata, passare davanti al mio ufficio (non so il numero, ma corso vittorio emanuele ce lo siamo fatti tutto, quindi ci siamo passati, no?) e intanto aprire parentesi e inseguirle a ritroso cercando di chiuderle e ridere di tante cazzate.
Mi mancava ridere così, per niente. Ho fatto bene a venire.
Il Tevere, Castel Sant’Angelo, la pappa, Cola di Rienzo, la libreria.. infinite chiacchiere di libri, libri in lingua originale, la risata spontanea di fronte all’orsolibro (non si può non prenderlo), un libro ricevuto. Un “ping!”, una villa che sembra abbandonata, “citofoniamo all’associazione giapponese?” “no, dai, a quest’ora ci rispondono anche”, un giro di danza perché i minuetti si ballano anche sul marciapiede!
Chiacchiere nel sole sul trucco e sulle labbra, il primo monolocale, il micio del proprietario, la casa del proprietario.. la Treccani che ci mostra orgoglioso e quei fascicoli a parte che sfoglia per mostrarci un biglietto e la tentazione incredibile di allungare una mano e sentire quella carta sotto le dita e scoprire se l’inchiostro è in rilievo. Il bus e il tram e le chiacchiere di due zabette che fantasticano sul futuro e tranciano sentenze sui personaggi e sui luoghi appena visti.
Tutte le valutazioni del caso su Trastevere, l’odore di pulito, la casa ampia, il soppalco col letto (bello!) e la tristezza del buio.
Sono stanchina, devo fare una doccia. Via Cavour è un’enorme canna intasata da una manifestazione che manifesta la sua esistenza e nulla più. Un bacio e un appuntamento, e via, un quarto d’ora per ripartire verso Termini.
Mi sento bella. Una di quelle sensazioni senza ragion d’essere che prendono ogni tanto.
Un telefono che non telefona, un orso e un altro giro per Roma. Cani, rovine, il Colosseo, “dove porta questa strada?” “in alto”, il tramonto in lontananza attraverso un arco, fontane ovunque. Sassolini nelle scarpe e gradinate, cavalli scolpiti con poca grazia, un guacamole che non va bene, chiacchiere su amici, case, wiki, cose da ripetere, fontane in cui bagnarsi, la struttura della città.
Ebbene sì, lo confesso.. preferisco la Fabriano a Prada. Potrete mai perdonarmi?

3 risposte a “Peculiare”

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