Ci sono cose della mia infanzia che mi porto dentro e rimarranno sempre con me. Il mondo di Richard Scarry è una di queste.
Milano, Policlinico, h. 14 (pioggia battente)
Alle 14:30 ho un’intervista via telefono per la radio (Radio Radio, il Salvalingua, in onda tra una settimanella), mi trovo nel mezzo della cittadella Ospedaluniversitaria in pieno centro di Milano e ho bisogno di un posto non troppo rumoroso e preferibilmente all’asciutto.
Tento con un’aula, ma ci sono gli studenti e anche l’anticamera è troppo rumorosa. Non ci sono molte pensiline sotto cui fermarmi nei pressi dei vari padiglioni, ma trovo un angolo dove mettermi.
Ho cannato l’orario e sono in anticipo di un quarto d’ora, quindi tento qualche altra sortita sotto la pioggia ma con scarsi risultati, per cui mi rassegno a tornare nel mio angolo e aspettare.
Mentre aspetto non ho altro da fare che osservare. E sentire.
Dopo qualche minuto ridacchio tra me e me rendendomi conto che sto studiando incuriosita tutti i rumori e che nella mia ansiosa ricerca di un luogo silenzioso risultano notevolmente amplificati.
Rido perché mi guardo intorno con l’occhio di Richard Scarry, abolendo ogni prospettiva e disegnando sulla mia retina una scena bidimensionale dove quello che conta sono i fumetti per ogni rumore e l’occhio curioso della Zigo-Zaga.
Nella mia testa si è chiamato “I rumori della città”, ma una breve googlata mi ha fatto trovare “Il libro dei rumori”. Le sapeva proprio tutte lo zio Richard!
(il tagliando è andato bene, la senologa mi ha addirittura dato il bollino d’oro :-P)
Zio Scarry… credo che ora sia in una specie di paradiso circondato da tutti i personaggi da lui creati che gli tengono compagnia…
…gli stessi che popolano ancora la fantasia di tanti bambini (alcuni un po’ cresciutelli evidentemente).