Banana Yoshimoto
Tsugumi
Feltrinelli
ISBN 8807812940
Genere: quei romanzi in cui alla fin fine non succede niente
Perché sì: si respira la salsedine tra le pagine e ci si identifica nelle piccole cose
Perché no: Tsugumi spesso è insopportabile
Stato: da appurare se è mio o di Ugo.. :-o
Che strano: quando sono rivolta vero il mare in compagnia di qualcuno, chissà perché ma va a finire che non m’importa se si parla o se si tace, mi vanno bene entrambe le cose. Non mi stanco mai di osserarlo, e anche quando è in burrasca, non c’è pericolo che il rumore dei suoi cavalloni possa darmi fastidio.
Non potevo credere di dover traslocare in un posto dove non ci fosse il mare. Proprio non riuscivo a rendermene conto; era una cosa talmente impensabile che quasi mi veniva l’angoscia. Nei momenti belli e in quelli brutti, quando d’estate faceva caldo e c’era molta gente o in inverno sotto il cielo stellato, o quando andavo al tempio shintoista per accogliere il nuovo anno, se mi voltavo a guardare, il mare era sempre lì. Sia che fossi piccola o che diventassi grande, sia che morisse la nonnina della porta accanto o che nascesse un bambino nella casa del dottore, sia al mio primo appuntamento galante che alla mia prima delusione, sempre, in qualsiasi situazione, il mare circondava con le sue acque il nostro paese, ora gonfiandosi, ora ritirandosi a seconda delle maree.
Nei giorni di buona visibilità si vedeva chiaramente la costa opposta del golfo. E poi il mare, anche se non ci si mette più di tanto sentimento, è come se insegni qualcosa di preciso a chi lo osserva. Sino a ora non avevo mai avuto bisogno di pensare a quella presenza, al rumore delle onde che ininterrottamente si infrangevano sulla riva. Nelle città senza mare, chissà a cosa si rivolge la gente per ritrovare il proprio equilibrio? Forse alla luna. Però se la si confronta con il mare, risulta talmente lontana e piccola, da sembrare, in un certo qual modo, indifesa.
“Tsugumi, credi che sia possibile vivere in un posto dove non c’è il mare?” mi uscì di bocca senza volerlo. Dare voce a quel mio interrogativo, mi rese ancor più ansiosa. La luce del mattino aumentava in forza e bagliore secondo dopo secondo e in lontananza si sentivano i rumori del paese in cui riprendeva la vita.