S ..chissà cosa c’è da festeggiare poi. E poi rompete tanto con la parità e mica c’è la “festa dell’uomo”
F essì. Perché sono le donne che sopportano gli uomini
S (occhiata in tralice alla moglie)
F ..
Una volta all’anno ci fermiamo e guardandoci dritte negli occhi ci raccontiamo che veniamo sempre e solo viste come mogli e madri, reali o future o possibili, e che non ci viene mai permesso di uscire da questo ruolo.
Il lavoro ci discrimina perché prima o poi potremmo diventare o mogli o madri o entrambe: non facciamo carriera, facciamo fatica a trovare uno straccio di contratto decente e se per caso pensiamo che prima o poi vorremmo essere mogli o madri o entrambe dobbiamo anche fare i conti con l’orologio biologico, che corre più in fretta di qualsiasi lavoro iperimpegnativo.
Per una volta ci ricordiamo che siamo donne, esseri più o meno dolci, più o meno delicati, più o meno.. non eterne combattenti, amazzoni, contrapposizione o negazione dell’uomo.
Mamme, figlie, partner, amanti, amiche.. semplicemente donne.
(..e visto che pare così scontato da non accorgersene, sì, una volta all’anno è giusto festeggiare..)
La questione la vedo diversamente: un uomo che per gli altri 364 giorni all’anno inquadra tutte nel ruolo di cui sopra, arriva la mattina dell’8 marzo in ufficio con il mazzolino di mimose per colleghe e/o sottoposte. Ritiene così assolti i suoi “doveri” verso il genere e crede sinceramente di essere “moderno”, d’accordo col femminismo ecc…
Dovreste rifiutare e sbattere in faccia il misero mazzolino ad individui di questo genere.
Qualcuno sincero c’è ancora… bisogna cercarlo ma c’è.
Perché l’8 marzo serva solo più per ricordare, non per ribadire…